Il Tempo (A. Austini) – Un antipasto della verità processuale. Nelle pieghe della causa vinta dall’ex direttore sportivo Gianluca Petrachi, emergono retroscena su quanto accaduto a Trigoria e dintorni in quei mesi complicati. In attesa di scoprire le motivazioni della sentenza di primo grado, che ha condannato la Roma a pagare un risarcimento danni di 5 milioni di euro a Petrachi, emergono alcune fonti di prova ammesse dal giudice Paolo Mormile nell’ordinaria istruttoria da lui stesso firmata, tra cui alcuni sms.
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“Nella primavera del 2020 – scrive Mormile descrivendo il contesto di quei fatti – si rincorrevano le voci di una mancata conferma del ricorrente (Petrachi, ndr) nel ruolo di Direttore Sportivo di As Roma, nonostante il contratto di lavoro terminasse nel 2022. La società non si è mai preoccupata di metterle a tacere, anzi, alla prima occasione utile il Presidente lo ha ignorato apertamente. Né può avere alcuno il tentativo di sminuire la portata lesiva dell’intervista di Pallotta (…) giacché è del tutto evidente che l’intenzionale omissione del Presidente ha avuto l’effetto di isolare e danneggiare il ricorrente“.
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Letta quell’intervista, secondo la ricostruzione fatta dal giudice, Petrachi ha espresso il suo malcontento all’amministratore delegato Guido Fienga, “il quale ha manifestato dispiacere per l’accaduto mostrando piena consapevolezza della portata lesiva della condotta del presidente Pallotta. Inoltre il ricorrente ha anticipato al dr. Fienga il testo del messaggio che avrebbe inviato al Presidente, senza ricevere alcun appunto nel merito. È, quindi, del tutto contraddittorio che lo stesso AD ritenga a posteriori il messaggio offensivo“.
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Il giudice ricorda che “la Società lamenta il fatto che durante il cd. Lockdown il corrente sia rimasto presso la propria residenza in Puglia con la famiglia, disinteressandosi dei calciatori e dei collaboratori del settore tecnico”. Ma a questa accusa Petrachi si oppone ricordando un suo intervento nella spinosa vicenda degli stipendi che la Roma ha chiesto di posticipare e in parte decurtare ai calciatori durante la sospensione del campionato per la pandemia.
Detto che lo stesso diesse ha accettato di rinunciare a 100mila euro netti, il dirigente è “intervenuto sui giocatori per persuaderli ad accettare la riduzione di stipendi richiesta (…). Il ricorrente, infatti, è stato contattato da Guido Fienga il quale oltre a chiedergli di rinunciare alla retribuzione del mese di marzo 2020 gli ha chiesto anche di occuparsi dei cinque calciatori sudamericani restii ad acconsentire alla richiesta del club intervenendo sul giocatore Fazio che aveva influenza sugli altri quattro. Il ricorrente, pur non essendo affatto tenuto a svolgere tale compito, è intervenuto convincendo Federico Fazio, tramite il suo agente Salvador Sanchez, ad accettare la riduzione richiesta e a persuadere i compagni“.