Chris Smalling è uno dei perni della Roma di Fonseca e fin da subito si è inserito alla perfezione sfoderando grandi prestazioni. Il centrale inglese si racconta al sito ufficiale giallorosso parlando anche di questi primi mesi. Le sue parole:
“Non avendo giocato all’estero prima d’ora, credo che la Roma sia un club conosciuto in tutto il mondo. Sono una persona a cui non piace vivere con dei rimpianti: quando si è presentata questa opportunità, sapevo che se non l’avessi presa al volo, probabilmente mi sarei ritrovato alla fine della mia carriera: e se ci fossi andato? Come sarebbe andata se avessi fatto un’esperienza all’estero, in un campionato molto conosciuto per i difensori? Ho seguito il mio istinto per evitare il rimpianto di non aver fatto questa esperienza“.
Differenze?
Una delle principali differenze è che qui c’è molta più tattica, ci sono molti più elementi da includere nella strategia della partita. Credo sia questo il motivo per cui la Serie A ha acquisito la fama di avere un gioco molto difensivo. Questo ha migliorato molto il mio gioco nell’analisi di alcune situazioni difensive. Di simile alla Premier League c’è che ogni squadra può battere chiunque, come visto diverso volte in stagione. Ogni squadra ha attaccanti forti, ogni settimana mi sento messo alla prova e questo è ciò che voglio. La bellezza di giocare ai massimi livelli è anche di poter entrare in alcuni stadi fantastici. Viaggiando per l’Europa, non avevo avuto la possibilità di giocare a Roma prima, fare questa esperienza è stato impressionante. E poi ci sono i tifosi: li senti cantare e urlare con le bandiere al vento. È una sensazione speciale.
Stessa tensione di quando hai cominciato a giocare?
La tensione del pre-partita non è la stessa dell’inizio della carriera. Ma ancora si sente. C’è bisogno di sentire quelle farfalle nello stomaco, quella sensazione, perché aiuta a tirare fuori il meglio di te stesso. Sono 90 minuti in cui devi esser protagonista di uno spettacolo. E non mi aspettavo di piacere così tanto ai tifosi, è fantastico. Quando cammino per strada lo sento, sento anche i loro cori allo stadio. Tutto questo ti spinge a dare di più. L’amore ricevuto dai tifosi è qualcosa che mi porterò sempre con me.
Mentalità vincente?
È stato il primo argomento di quando ho parlato con l’allenatore e il direttore sportivo prima di firmare. Volevano giocatori che avessero già vinto in carriera per portare mentalità vincente, perché è troppo tempo che questo club non vince un trofeo. Arrivare qui e vincere qualcosa sarebbe la giusta ricompensa per i tifosi per tutto l’affetto che ricevo.
In difesa vi capite bene…
La bellezza del calcio è che il campo ti permette di esprimere in tanti modi. Mancini non parla benissimo in inglese e lo stesso vale per il mio italiano. Possiamo parlarci ma non al massimo. Sto migliorando il mio italiano e alla fine della stagione dovrei essere in grado di parlarlo, ma credo che in campo ci capiamo e si vede nelle nostre prestazioni. Credo che ci copriamo bene a vicenda, conosciamo i nostri punti di forza e lavoriamo su quelli. Abbiamo giocato molte partite insieme e abbiamo costruito un bel rapporto, credo che i tifosi meritino qualcosa. Il loro supporto è grandioso. Anche quando andiamo in trasferta, la Roma è una delle squadre con più seguito in tutti gli stadi. Riuscire a ripagarli sarebbe fantastico e vincere l’Europa League sarebbe un grandissimo traguardo per me, per la squadra e per l’amore dei tifosi.