Smalling, il “ministro” della difesa va in tackle per il rinnovo del contratto

Corriere della Sera (G. Piacentini) – Una delle poche certezze nella prima parte della stagione romanista ha il nome di Chris Smalling. Il difensore inglese è infatti, a sorpresa visti i suoi precedenti nei campionati scorsi in cui non è riuscito a giocare con continuità a causa di qualche problema fisico, l’uomo più utilizzato da José Mourinho: 1816 minuti nelle 21 gare (15 di campionato e 6 di Europa League) giocate dalla Roma.

La difesa giallorossa non può prescindere da Chris, che ha da poco compiuto 33 anni e ha il contratto in scadenza il prossimo 30 giugno. Contratto con una clausola di rinnovo automatica al raggiungimento da parte dell’inglese del 50% delle presenze stagionali (sul totale delle partite disputate dalla squadra), ma che per essere valida ha bisogno di un elemento fondamentale: il sì da parte del calciatore.

Se Smalling, che a Roma si trova bene e anzi ha visto rilanciata la propria carriera dopo un periodo non brillante al Manchester United, non dovesse essere d’accordo o ricevere offerte che ritiene più vantaggiose, potrebbe liberarsi. Una situazione molto simile a quella che si è verificata lo scorso anno con Mkhitaryan, finito all’Inter con grande rammarico di Mourinho che ancora oggi nelle interviste ne sottolinea l’importanza.

Anche in questo caso la Roma dovrà guardarsi dalla società nerazzurra: James Featherstone, l’agente di Smalling, recentemente ha incontrato il g.m. Tiago Pinto ma non ha chiuso la porta ad altre soluzioni e l’Inter (che potrebbe perdere Skriniar e de Vrij) può essere interessata, soprattutto se l’offerta dovesse essere per un contratto biennale e non annuale.

Per la Roma sarebbe una perdita grave dal punto di vista economico, soprattutto perché difensori del livello dell’inglese costano, e la società giallorossa anche il prossimo anno dovrà fare i conti con i paletti del Fair Play Finanziario.

Dal punto di vista tecnico la perdita sarebbe altrettanto grave, perché Smalling è leader indiscusso di un reparto che ha visto sì la crescita di Ibanez e (in parte) di Mancini, ma che al di là dei titolari ha poche certezze e già così dovrà essere rinforzato.

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