Monchi, nuovo direttore sportivo del Siviglia, oggi ha rilasciato alcune dichiarazioni nella conferenza stampa di presentazione. Lo spagnolo ha parlato anche della sua avventura alla Roma. Queste le sue parole:
Cosa si prova a tornare?
E’ un giorno strano e difficile da immaginare. E’ complicato poter spiegare a parole cosa provo. Io desideravo che questo giorno arrivasse prima possibile e oggi è arrivato. Ringrazio tutti quelli che hanno contribuito al mio ritorno. Non sono qui perché sono del Siviglia, ma questo non è un argomento. Non sto qui per salvare il culo a qualcuno o perché il Siviglia è in difficoltà. Sto qui perché mi hanno trasmesso un’idea del futuro che coincide molto con quello che ho in mente. Credo che dopo due anni fuori in un club importante che terrò sempre nel cuore come la Roma, credo che ho il diritto e il dovere di trasferire la mia crescita personale nel club che amo.
Vieni per restare?
L’ultima volta sono rimasto diciotto anni. Torno per rimanere il più possibile. Voglio contribuire a creare un Siviglia che continui a crescere e a lottare con l’elite del calcio.
C’è una clausola, per quanti anni hai firmato?
Non c’è una durata nel contratto.
Cosa ne pensi della possibile cessione della società?
Nei dialoghi con il presidente ho percepito solamente la volontà di parlare di futuro e di un progetto a lungo raggio. Cose che a me piace sentire. L’ho sentito molto coinvolto. Non ho la sensazione di una vendita. Non so cosa pensano gli altri grandi azionisti. Sono tranquillo per quello che mi hanno detto.
Che tipo di allenatore punterai per il futuro?
L’allenatore è Caparros e ora l’unica cosa che voglio è mettermi al suo fianco, per aiutarlo giorno per giorno. E’ assurdo pensare più in là di questo. Non sono andato via dal Siviglia per problemi con qualcuno. Credevo che era il momento di andare perché mi sentivo un po’ rilassato. Avevo bisogno di nuove sensazioni e conoscere nuove avventure e nuove situazioni per poter crescere. Ho scelto un luogo difficile e un progetto che mi ha aiutato molto a crescere. L’ho vissuto a livello personale. Ho valutato l’opzione Siviglia come altre opzioni e ho scelto quello che mi convinceva di più. Ero del Siviglia a Roma e sono del Siviglia qui, ma a Roma lavoravo 24 ore al giorno per la Roma.
Hai creato un’aspettativa bestiale con il tuo ritorno. Senti una responsabilità esagerata?
E’ difficile stare al margine delle aspettative che si sono create essendo attivo sui social. Il mio arrivo si può relazionare con una pressione maggiore, ma è una cosa che ho valutato. Molte persone mi hanno detto che avevo sbagliato, che i ritorni non sono mai buoni. Ho valutato tutto e ho deciso di essere qui. Ma il ‘Padrino 2’ è meglio del ‘Padrino 1’. La pressione non mi ha mai spaventato. Vengo da un posto dove ce n’è tanta e ho sperimentato anche il saper convivere con la grande pressione.
Caparros può restare in panchina?
Ha esperienza. Ho parlato già con Caparros per conoscere le sue idee. Credo che sia assurdo scartare Caparros come opzione del futuro.
Dopo aver vinto tutto in passato, cosa ti aspetti ora?
Nel calcio non c’è nulla di impossibile. Nel 2002 il Siviglia ha cominciato a costruire una direzione sportiva che è cresciuta sotto i tutti i livelli e ha creato la base per il futuro e per i titoli vinti. Molti hanno appreso quello che abbiamo fatto noi e la distanza si è accorciata. Molte persone stanno lavorando bene. Io vorrei fare un altro salto per fare nuovamente la differenza. Sapendo che non è facile perché tutti ci conoscono. Servono risultati a livello economico e sportivo. Dobbiamo essere vicini ai titoli. Promettere titoli non ha senso, ma dobbiamo competere.
Cosa hai pensato quando ti ha chiamato il Siviglia? Un messaggio per i tifosi?
Mi ha chiamato per la prima volta poco dopo la rescissione con la Roma e ho voluto sapere cosa volevano da me. E mi è piaciuto cosa si aspettavano da me. Il messaggio deve essere chiaro: sono qui perché ciò che mi è stato detto è conforme a quello che voglio. Ai tifosi devo dire grazie. E’ difficile sentirsi così amati come è successo a me in questi due giorni. La tifoseria è sempre stato un motore importante per i nostri successi. Mi aspetto il loro aiuto, che abbiano fiducia e che si dimentichino cose strane.
Firmerebbe ancora per la Roma? Farebbe gli acquisti di Pastore, Bianda o altri?
Io non cambio i due anni che ho passato a Roma. E tornassi indietro firmerei di nuovo. Una delle sorprese è stato conoscere la situazione del club. Non mi pento di nulla di ciò che ho fatto a Roma. Questa esperienza mi ha fatto crescere molto a livello professionale e umano.
E’ venuto a Roma parlando anche del Circo Massimo. Perché ha deciso di andare via prima? Per il rapporto con Baldini?
Quella era una battuta, mi sembra assurdo prenderla come una dichiarazione. Era una battuta con un tifoso. Sono andato via prima per una semplice ragione. Ho capito che l’idea della proprietà era diversa dalla mia. Il presidente voleva andare a destra e io a sinistra. Continuare così non aveva senso. Io posso solamente parlare bene di Pallotta e di tutti quelli che hanno pensato di portarmi a Roma. Abbiamo semplicemente capito che la strada era diversa e abbiamo deciso di fermarsi.
Si sente migliore dopo questa esperienza a Roma?
L’esperienza di lavorare fuori da casa mia, con un ambiente molto pesante, esigente e caldo, ti rende un professionista molto più attento. E’ stata un’esperienza bellissima. Al di là dei risultati, conoscere l’esperienza di lavorare in una società così importante come la Roma è stato positivo.
Ha ricevuto offerta del Real?
No, del Real no. Ci sono state altre offerte.
L’Arsenal?
Non era tutto fatto, altrimenti non sarei qui. E’ il club che ha mostrato più interesse di tutti rispetto ad altri club, questo è vero. Ma ho scelto la migliore opzione che avevo sul tavolo.
Si possono evitare cessioni importanti?
Il modello deve essere vincente, ma ci sono diversi cammini. Voglio evitare gli errori e replicare i successi. Le cessioni erano necessarie al Siviglia per crescere e per creare una rosa competitiva. La necessità ora è minore, ma questo è il modello che ha fatto crescere il Siviglia. Tutti vendono, anche i club importanti. Abbiamo la fortuna che la gestione in questi anni è stata buona, ma ciò non vuol dire che non ci siano limiti e se vogliamo continuare così, le cessioni sono una possibilità che va valutata. Sono ambizioso e competitivo di natura. Voglio guardare avanti e non indietro.