La Repubblica (P. Torri) – Bastava il buonsenso. Quello che sempre ha accompagnato Claudio Ranieri nella sua carriera, chiamato a ridare perlomeno dignità a una Roma uscita devastata e terrorizzata dai primi quattro mesi di questa stagione. Bastava il buonsenso per ridisegnare una squadra che fino alla quaterna rifilata al Lecce tutto era stata meno che tale, offesa da scelte societarie sbagliate e colpevoli, umiliata da scelte tecniche incompetenti e sospette (ma Hummels e Paredes perché Juric non li ha mai presi in considerazione?), travolta da giocatori che non erano stati capaci neppure di essere l’ombra di se stessi e dei loro stipendi, coinvolta in un precipizio che sembrava senza fine al punto di dover presentare la sfida contro la squadra del ricomparso Giampaolo come uno scontro salvezza.
Bastava il buonsenso per mettere in campo una formazione che, pur in assenza di Dovbyk, avesse quella qualità offensiva che le ha permesso di tirare quasi 30 volte verso la porta avversaria (9 nello specchio), segnare quattro gol e sfiorarne almeno altrettanti, numeri che nelle precedenti partite non erano stati sfiorati. Bastava il buonsenso accompagnato dall’onestà per dire al Capitano Pellegrini “caro Lorenzo hai un problema, prima ritrova il sorriso poi ti farò rigiocare”. Bastava il buonsenso per sbattere in faccia a tutto lo spogliatoio che c’era bisogno di mettere in campo l’anima in campo, individuale e di gruppo.
Detto tutto questo, però, aggiungiamo pure, cara Roma, che con la vittoria contro il Lecce non hai fatto nulla. C’è bisogno di una, tre, cinque conferme prima di poter dire di essersi messi alle spalle il peggior inizio di campionato del terzo millennio. C’è bisogno di una società che metabolizzi gli errori commessi, che ci faccia capire il progetto, che tracci le linee guida per il futuro e concretizzi la questione stadio. Altrimenti il buonsenso non basta.