E ora aspetta la partita con l’Atalanta di lunedì sera, da abbonato allo Stadio: “Ranieri verrà accolto alla grande dal pubblico e l’atmosfera all’Olimpico tornerà magica”.
Lui è Simone Alessio, 24 anni, il campione italiano di taekwondo, atleta del gruppo sportivo Fiamme Rosse (dei vigili del Fuoco). È fresco vincitore della medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Parigi, oltre che detentore del titolo mondiale ed europeo della disciplina: è il primo italiano ad aver vinto un oro iridato e poi ad averlo rivinto… E ora mette nel mirino il terzo: “Entrerò nella categoria dei pesi massimi, cercherò di essere ancora il numero uno e fare record su record”.
Ma con calma: “Dal post Olimpiade mi sono preso dei mesi per staccare, fino a gennaio. Vincere quel bronzo per me ha significato come conquistare un oro, dopo mesi di sacrifici. Ho bisogno di recuperare per essere al top, soprattutto mentalmente. Intanto, però, seguo la mia Roma, in casa e fuori”.
Nelle tue storie di Instagram hai postato una foto dal Tottenham Hotspur Stadium, a fine partita. Che serata è stata?
“Molto bella, emozionante, vissuta insieme alla mia ragazza Chiara che sta sempre accanto a me, in qualsiasi stadio ed è una cosa molto bella. Quella di giovedì è stata una giornata piena di contenuti. Una bella prestazione in campo, finalmente, e un settore ospiti bellissimo. Quando c’è stato il sorteggio dell’Europa League, ho detto subito: “Amo’, andiamo a Londra perché la Roma gioca lì”. Poi, il settore era talmente grande che abbiamo trovato subito i biglietti. Devo dire lo stadio molto bello, moderno, il settore ospiti sembrava una zona lounge per quanto organizzata. Ma sapete come la penso in questo senso… Il calcio deve essere soprattutto popolare”.
Sappiamo che sei molto attento alle dinamiche della tifoseria. E che il calcio lo vivi in modo viscerale, per questo ti sei innamorato della Roma in età non più giovanissima.
“Sono molto vicino all’idea di tifo dei ragazzi della curva, anche se io non ne faccio parte. Idealmente sto sempre con loro, anche quando decidono di fare una protesta. I tifosi della Roma vivono qualsiasi emozione al 100%, bella o brutta che sia. È la prima cosa che ho capito quando ho messo piede per la prima volta all’Olimpico”.
Quando fu esattamente?
“Il derby del 2019, nel primo anno di Fonseca, in cui pareggiammo 1-1 con gol di Dzeko e Acerbi. Parliamo di cinque anni fa. In quel momento mi ero da poco trasferito in città. E non ero ancora diventato del tutto romanista, anche se delle avvisaglie dentro di me le avevo già percepite… Venni allo stadio con un mio amico, lui juventino e io seguivo principalmente la Juve per mio padre. Girandomi verso la curva della Lazio non provai nulla. Appena vidi la Sud, provai qualcosa di particolare”.
In quell’occasione hai scoperto di essere romanista?
“Diciamo di sì, anche se il vero “change mentale” l’ho fatto dopo il covid in Roma-Fiorentina del 2021, la prima di Mourinho all’Olimpico in campionato. Vincemmo 3-1. Da quel momento, ho capito che l’Olimpico e Roma sono casa mia. E la Roma non l’ho più lasciata, cerco di vederla sempre dal vivo”.