Descrivere cosa è realmente accaduto allo stadio Franchi un attimo dopo la rete di Perrotta è assolutamente impossibile. I tifosi della Roma sono letteralmente impazziti dalla gioia; tutti i giocatori che stavano in panchina sono schizzati in campo e poi sono volati sotto lo spicchio di curva dove c’era la gente arrivata dalla capitale; lui, Simone, incredulo e strafelicissimo, abbracciato al cancello giallo della recinzione quasi per avere un contatto fisico con i suoi tifosi e sopra di lui il resto della Roma, ovviamente panchinari compresi.
Sembrava, in avvio di stagione, che Perrotta fosse un ex calciatore, anche se faceva parte a tutti gli effetti della rosa di Zdenek Zeman. Mai preso in considerazione, lasciato a casa anche in occasione di un paio di ritiri. Insomma, un ex. Poi, pian piano a colpi di professionalità, è riuscito a farsi notare, a farsi prendere in considerazione dal tecnico boemo, ha (ri)cominciato a giocare e ieri a Siena ha segnato un gol pesantissimo nell’economia della partita, quello che ha portato la Roma in vantaggio. Un destro dal limite dell’area, per lui una specie di rarità. Un premio meritatissimo per quanto fatto, in silenzio, nelle settimane passate. “L’ho messo dentro perché sa giocare e buttarsi negli spazi“, le parole di Zeman. Perrotta sugli scudi come un altro vecchietto, addirittura meno giovane di lui, un certo Francesco Totti. Il capitano è stato il migliore in campo, alla pari di Destro, l’autore di due reti romaniste.
Nel primo tempo, quando la Roma soffriva il non-gioco del Siena, ha tirato la carretta praticamente da solo, poi nella ripresa è salito in cattedra insegnando calcio a compagni e avversari. Dimostrando una condizione atletica per certi versi impensabile per uno di trentasei anni. Ma, si sa, la classe non ha età. “Era importante vincere ancora in trasferta, nell’intervallo non ci siamo sfaldati e abbiamo reagito come un unico uomo, da squadra vera. E’ così che un gruppo diventa più forte“, le parole di Francesco.
Il Messaggero – Mimmo Ferretti