Il Messaggero (P. Liguori) – Un nuovo campionato e una vecchia riflessione sempre attuale: ci vuole un grande coraggio, tanta passione e tanto orgoglio ad essere tifosi della Roma. Il Romanismo ti prende e – per fortuna – non te lo levi più di dosso. È molto più faticoso tifare la nostra squadra, perché periodicamente la Roma ti illude e ti esalta e poi, senza preavviso, ti lascia attonito, disorientato, in un limbo di sensazioni. E non è soltanto il caso Dybala di cui parliamo, ce ne sonostati altri nella nostra storia. Il detto romano “mai na Joya”, stavolta sembra una profezia: addio Joya, quello che ci piaceva? Vedremo, pazienza, forse non possiamo permettercelo, però è successo altre volte, troppo. Per esempio con Francesco Totti, che era un motivo concreto e fondante del nostro tifo. Alla fine lasciò, tra le nostre lacrime, però fu spinto, nonostante fosse Capitano e Re.
Noi tifiamo la maglia, si sa gli uomini passano però, chi lo spiegherà a tutti quei tifosi, soprattutto bambini, che hanno comprato migliaia di maglie con il 21? Quelle con il 10 sono ancora tutte presenti all’Olimpico e nelle case, ma le decisioni di puro bilancio e razionalità non scaldano il cuore. Consoliamoci con un leale romanista come l’allenatore Daniele e poi c’è Lorenzo il Capitano: li sosterremo senza dubbi, perché sono come noi. E poi ci sono i nuovi, grande curiosità che cominceremo a vedere stasera a Cagliari, con voglia di vincere. Per il prossimo turno, all’Olimpico stracolmo, sapremo quasi tutto e andremo con la 21 addosso. Non per nostalgia, tanto per rispettare la memoria.