Il Messaggero (A.Abbate) – Un derby senza coreografie, non senza colore e persino eccessivo calore: la Sud vuota, la Nord stracolma, ma stavolta senza sfumature ad effetto. Nessun permesso richiesto per trascinare chissà quale gigantografia. La Curva si camufferà piuttosto con uno stadio interamente biancoceleste: 32mila laziali all’Olimpico (11mila abbonati e 21mila paganti) nasconderanno gli appena 8700 romanisti. Insomma con i ritardatari al botteghino non si arriverà oggi forse nemmeno a quarantacinquemila spettatori. Eppure da stamattina, perlustrazioni ovunque, un dispiegamento di 1500 uomini delle Forze dell’Ordine e un elicottero «Poli 100» per un totale di quasi 500mila euro. Tutto per la sicurezza e per il timore dell’infiltrazione di tifoserie gemellate in arrivo dall’estero (non certo quella del Tottenham). Sale l’allerta perché negli ultimi giorni di vigilia la tensione verbale ha raggiunto picchi preoccupanti, da una parte e dall’altra. Se l’espressione «Guerra etnica» degli ultrà biancocelesti giovedì a Formello è da condannare, decisamente più incitazione alla violenza l’«Uccidamoli» pronunciato due volte da quelli giallorossi ieri a Trigoria rispetto al «Mozzicateje le caviglie» per il quale sarebbe stata aperta un’indagine. «Ma non sussistono elementi per farlo né per applicare il Daspo», fanno sapere fonti interne alla Digos.
ECCESSI – Una carica osé, talvolta fomentata anche da chi non dovrebbe. Persino da qualche giocatore per far vedere il suo cuore. Così ora la goliardia si riempie di parole pesanti, sputate con superficialità, senza nemmeno pensare al significato. A Roma succede sempre, nei secoli dei secoli. Ma guai a dire amen. Non sembrano passati 87 anni da quel 1929 (guarda caso a dicembre, l’8) in cui si disputò la prima stracittadina della capitale, già piena di tensioni, dopo il rifiuto biancoceleste due anni prima alla fusione. Adesso riecco un altro derby di nervi, che vale la Champions. A scanso di qualunque novità, nessuna coppa di sportività. Almeno dentro l’Olimpico, per fortuna, non succede nulla da anni. Così Gabriele Paparelli sprona la gente: «Bisogna andare, a mio padre non sarebbe piaciuto uno stadio vuoto». Ma sicuramente nemmeno blindato da Ponte Milvio sino a Piazzale Clodio per evitare disordini all’esterno. E pensare che saranno collegati dall’America all’Europa, passando per Cina, Giappone e India, per assistere a questo spettacolo. Un mondo pieno di guerre, figuriamoci che effetto già questo sproloqui bellico per una partita di calcio in un ombelico