La Stampa (G.Buccheri) – Bella, intensa, carica di magie e suggestioni. La notte di Londra è uno spettacolo perché la Roma ha scelto di giocare come pensa e lo ha fatto a briglia sciolte e con intensità: il tutto in casa dei campioni d’Inghilterra, non nel loro momento d’oro ma comunque abituati a vivere questi appuntamenti più di un gruppo in cerca di una propria identità europea. Chelsea e Roma hanno avuto la spinta per farci divertire già negli spogliatoi, quando è arrivato il verdetto di Baku: il niente di fatto (0-0) dell’Atletico Madrid sul campo del Qarabag, la cenerentola del girone, apre, di fatto, la strada per la qualificazione agli inglesi e serve il migliore degli assist ad una Roma che, ora, può cominciare a fare i calcoli da qui all’ultima gara di dicembre.
SPETTACOLO SENZA CALCOLI – Se la sfida di Manchester fra il City ed il Napoli doveva essere (ed in parte lo è stato) uno show annunciato, a distanza di poco più di due ore di treno, e ventiquattr’ore dopo, sono le luci dello Stamford Bridge ad accendersi su un duello che, forse a sorpresa, si trasforma in un incontro più intrigante perché giocato bene e alla pari. Chelsea e Roma arrivano entrambe «ferite» da un sabato nero: difficile quello dei ragazzi di Conte, sconfitti sul campo dell’ultima in classifica, molto meno quello giallorosso, ma soltanto perché perdere in casa con il Napoli di questi tempi ci può stare. L’ex ct azzurro abbraccia con affetto i suoi allievi in Nazionale (bello il saluto prima del via a De Rossi, Florenzi ed El Shaarawy) e disegna un Chelsea obbligato: i ko di Kanté e Moses lo costringono a chiedere a David Luiz di svolgere i compiti del vecchio mediano davanti alla difesa. Di Francesco lancia Gerson (solo pochi minuti in campo a San Siro contro il Milan fino ad ora in questo ruolo) come esterno alto perché Florenzi non ha nelle gambe due partite in quattro giorni e dà fiducia a Gonalons nel ruolo di regista perché De Rossi deve tirare un po’ il fiato.
DZEKO: «NOTTE SPLENDIDA» – Il coraggio che è mancato al Napoli davanti a Guardiola per un’ora abbondante, la Roma lo mette in mostra fin dal via: Perotti è ispirato, i movimenti di Dzeko fanno sbandare la retroguardia di casa (rivedere lo scatto del bosniaco per confezionare un gioiello alla Totti) e, in mezzo, Strootman e Gonalons guadagnano metri in corso d’opera. Il Chelsea segna e va in fuga, ma non convince e Conte prova a rimescolare le carte modificando l’assetto tattico: linea a tre davanti per provare ad impensierire i giallorossi e più palleggio in mezzo al campo per spezzare il ritmo della Roma. Risultato? Dzeko fa il gigante e in sei minuti porta i compagni a ribaltare la notte dopo la rete di Kolarov che aveva reso più dolce l’intervallo. L’attaccante non aveva mai segnato ai Blues e lo ha fatto nella gara numero 100 da romanista: «È stata una notte splendida per noi – dirà dopo -. Però potevamo anche vincere». Il Chelsea ha l’orgoglio dei grandi e riesce a non finire gambe all’aria davanti al proprio pubblico. La Roma torna a casa con l’autostima al punto più alto della gestione Di Francesco: per portare il gruppo sulle proprie idee non c’è niente di meglio che spaventare i campioni dell’ultima Premier League. E farlo senza Manolas, Defrel e Schick è ancora meglio