Shomurogol: Mourinho, la prima è preziosa

Il Messaggero (A. Angeloni) – Una bella partita? Proprio no. Seria, però, sì. Sia per il Trabzonspor sia per la Roma, che sentono necessariamente il peso della gara che conta: vince Mourinho alla sua panchina numero 996 e comunque si fa festa. Bastano ShomurodovPellegrini e uno Zaniolo non ancora a mille. Gli errori ci sono, inevitabilmente, e vanno corretti. Si torna, però, dal Mar Nero con il sorriso e con la Fiorentina nel mirino, quando ci sarà – forse a mezzo servizio – anche Abraham e lì capiremo altre cose e vedremo, forse, altri miglioramenti. La Roma è una squadra ancora in costruzione, alcune pedine devono imparare a muoversi meglio, vedi Zaniolo, che si applica, corre, ma fatica a trovare la migliore condizione e sopratutto lo spunto che ha nelle corde. La partita scorre, come detto, senza troppi fronzoli. Squadra esperta (stagionata, forse) quella turca, Roma solida e in divenire. Ti aspetti le fughe di Gervinho e Peres, ti ritrovi a rincorrere Nwakaeme, che in avvio crea qualche fastidio di troppo a Karsdorp, che però nel primo tempo sfiora pure il gol: a forza di fare su e giù ha la lingua di fuori ma risulta alla fine uno dei più propositivi. Meno brillante Viña, ancora un po’ pasticcione in fase difensiva, ma il piede c’è. Mourinho, senza fare lo scienziato, propone una Roma compatta. Lo spartito ormai è chiaro: Lorenzo in fase difensiva va ad aggredire, con Shomurodov, il portatore avversario, con gli esterni (Micki e Zaniolo) che si abbassano. Quando la Roma attacca, Cristante scala in mezzo ai due difensori centrali e si cerca di colpire con cinque uomini offensivi, con i due terzini molto alti. Chiamiamolo 4-4-2, o 3-2-5, 4-2-4 o 4-2-3-1, i numeri si intrecciano ma la Roma che pensa Mou è questa: solida dietro e a fiammate offensive quando si può.

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