La Repubblica (G. Scarpa) – Con 310 mila euro il sexgate giallorosso si sarebbe potuto risolvere a fine novembre. Tutto in silenzio. Senza che il caso esplodesse con la sua forza mediatica. Questione di numeri e questioni di date che non hanno trovato una coincidenza a causa anche delle scelte, singolari, prese dai vertici dell’As Roma. E così il banco è saltato: la richiesta di risarcimento è stata rifiutata il 28 novembre.
E poi c’è un altro lato di questa storia: il tempo per una denuncia sta per scadere. Nella società guidata da Friedkin lo sanno, così come gli avvocati degli ex dipendenti. Per questo motivo, adesso, attorno al club potrebbe succedere di tutto, anche abbattersi la tempesta perfetta. I sei mesi che decorrono dal momento in cui le vittime di questa storia hanno appreso della divulgazione del video hard — nelle riprese, non effettuate nella sede della Roma, si vedono i due dipendenti poi licenziati — scade il 29 marzo. Loro sono venuti a sapere della sua diffusione soltanto il 29 settembre. Significa che i legali della coppia hanno tempo fino a venerdì prossimo per presentare una denuncia in procura. S
caduto questo termine non potrebbero più innescare un’indagine penale. Una denuncia per revenge porn potrebbe avere un effetto catastrofico per mezza squadra visto che, come ha ammesso lo stesso club nella lettera di licenziamento firmata dall’avvocato Lorenzo Vitali, la clip è stata “visionata da gran parte dei giocatori”. Una missiva che minaccia quindi di diventare un autogol: conferma come il filmino sia rimbalzato di cellulare in cellulare all’interno di Trigoria. Insomma una condotta che estende l’ipotetico reato di revenge porn non solo a chi materialmente ha sottratto la clip, il calciatore della primavera, ma a tutte le persone che a loro volta lo hanno fatto circolare.