Gazzetta.it (A.Di Caro) – Il senso di appartenenza, il rispetto per la maglia, l’orgoglio di indossarla, conoscere la storia del club, il rapporto con la tifoseria… Si possono avere i piedi più o meno buoni, essere professionisti più o meno esemplari, ma se mancano le componenti elencate sopra, non si andrà mai troppo lontano. Rino Gattuso in fondo è stato chiamato al capezzale del Milan tre mesi fa proprio per questo: far capire a un gruppo di giocatori che non riusciva a diventare squadra che cosa fosse il Milan, quanto bisognasse sudare e soffrire per il Milan. Ringhio ha riportato questo al centro di tutto, poi è venuto quasi naturalmente il resto: gioco e risultati.
CRISI – Se il Milan sembra aver ritrovato il senso di tutto, due grandi del campionato sembrano averlo smarrito: Inter e Roma. In difficoltà di gioco, di risultati, ma soprattutto in “crisi di appartenenza“. Quell’attaccamento alla maglia, che diventa voglia di vincere e disperato tentativo di non perdere, e che ti fa evitare la lunga striscia senza vittorie dell’Inter o l’umiliante score di cinque sconfitte interne della Roma.
LA MAGLIA – Già, ma come si trasmette l’appartenenza o l’attaccamento? Alcuni club sono così abituati a vincere che lì è la storia a parlare. Altri club hanno in squadra uno zoccolo duro di giocatori che trasmette ai nuovi arrivati regole e comportamenti. Altri ancora si affidano in panchina a grandi ex che alle nozioni tecnico-tattiche uniscono la conoscenza dell’ambiente. Altri infine inseriscono nei propri quadri dirigenziali ex campioni. E in questo ultimo caso: chi sta meglio di Inter e Roma, che vantano in società ex capitani che ne hanno fatto la storia come Zanetti e Totti? Chi più di loro potrebbe trasmettere alla squadra l’attaccamento alla maglia? Già, ma che cosa fanno davvero Zanetti e Totti nell’Inter e nella Roma?
SFRUTTARE IL CARISMA – Del mitico Pupi i social hanno immortalato un paio di partite fa l’immagine in tribuna mentre mangiava un gelato durante una debacle nerazzurra. La leggenda della Roma, fresca di ruolo dirigenziale ancora indefinito, alterna le passerelle in tribuna a quelle negli show televisivi. Nell’era recente il passaggio meglio riuscito dal campo alla scrivania sembra essere stato quello di Pavel Nedved, consigliere di Agnelli e voce forte anche nello spogliatoio juventino. Certo, nella Juve le cose funzionano quasi da sé, ma a Torino il ruolo e l’utilizzo dell’ex campione è stato azzeccato subito. Ci chiediamo: Zanetti e Totti non servirebbero più vicini alla squadra, influenzandone la gestione e i comportamenti? Senza sovrapporsi alle scelte del tecnico, ma sfruttando il loro carisma e la loro storia. E non essere semplicemente bandiere da sventolare in tribuna.