Corriere dello Sport (G. Marota)È il giorno di Ezio Simonelli e della misurazione del vento. Se, come sembra, in Serie A ora soffia da un’altra parte rispetto alla direzione politica degli ultimi anni, lo capiremo alle ore 11: l’assemblea voterà per la presidenza e il suo è l’unico nome sul tavolo insieme a quello del presidente uscente Casini, mai stato così isolato. Simonelli è già stato protagonista delle cronache politico-calcistiche: l’ex commercialista di Berlusconi e grande amico di Galliani, è stato presidente del collegio dei revisori dei conti della Lega e anche suo reggente e nel 2021 tentò la scalata alla Serie B ma fu battuto da Balata. Dopo ripetuti incontri – fisici e virtuali – e altri due profili sondati, il cerchio si è stretto. Quindici società, che con numerose prese di posizione hanno messo in minoranza quelle che facevano la voce grossa in Via Rosellini, sembrano aver virato su Simonelli ritenendo le competenze di Gandini, presidente di Lega Basket, troppo simili a quelle dell’attuale e stimatissimo ad De Siervo, e ricordando come Bonomi, ex n.1 di Confindustria, nel 2022 uscì dalle urne con una sola preferenza.

Il fronte oggi è guidato da Inter, Juventus e Roma. Sono le tre big che per prime hanno preso le distanze da Lazio e Napoli già quando andarono in Figc da Gravina a sostenere il format del campionato a 18 squadre. Poi sono arrivate le lettere contro Casini (più di una), l’astensione rumorosissima all’assemblea straordinaria della Figc (un segnale pro Gravina) e una lenta ma costante moral suasion nei confronti delle altre che si sono aggiunte alla cordata. Tra quelli che si sono più esposti c’è Percassi dell’Atalanta; la Dea, salendo a bordo, ha dato coraggio a Bologna, Como, Fiorentina, Monza, Parma, Udinese, Genoa, Venezia, Lecce, Cagliari. Da qualche giorno è salito sui banchi del “governo” anche il Torino di Cairo, fino a poche settimane fa acerrimo avversario di Gravina e alleato di Lotito. Per la fumata bianca oggi servono 14 voti su 20; insomma, la barca andrebbe in porto anche con un ripensamento dell’ultima ora. Dalla terza votazione, a metà gennaio, bastano invece 11 preferenze. Se i franchi tiratori oggi fossero più di uno, però, l’alleanza potrebbe clamorosamente saltare.
È quello che sperano i dirigenti rimasti al fianco di Casini. Non a caso, si parla di manovre costanti per rompere il fronte. Lazio, Napoli, Empoli, Verona e forse Milan sono rimaste unite. Alcuni di quelli che si oppongono a Simonelli avrebbero preparato anche un parere legale per sostenere una non eleggibilità per un ruolo in Finivest in possibile conflitto d’interessi con il Monza. Un ostacolo che oggi potrebbe essere messo sul tavolo, ma che alla fine non dovrebbe pesare essendoci tutto il tempo per sanare eventuali pendenze. Occhio però ai ricorsi storici: nel 2021 Lotito spinse per Simonelli in Lega B, poi ci fu una rottura tra i due. L’ascia di guerra verrà sotterrata? In qualsiasi caso, sono le proprietà straniere ormai a guidare la rivoluzione: si dicono stanche dei giochi politici e richiamano l’attenzione sulle questioni economiche urgenti, sui rapporti con il Parlamento (non basta la sponda con Forza Italia) e su una nuova stagione di pace con la Federcalcio.
Foto: [Cesare Purini] via [Inside Photo]