La Serie A è tutt’altro che compatta di fronte all’idea di ridurre il campionato da 20 a 18 squadre. Ci sarà tempo per discuterne ancora, trovare una sintesi o dividersi ulteriormente, nel frattempo è questo quanto emerso dalla prima riunione della commissione, composta dai rappresentanti di tutti i club, costituita per definire una posizione comune sulla riforma dei campionati. Rinviata la settimana scorsa, la riunione durata circa tre ore è servita ad analizzare i format delle principali leghe europee e raccogliere i pareri sulla riforma spinta dal presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio. «Ci sono diverse anime, magari un mese non basta ma troveremo la quadra», è ottimista il presidente del Genoa Enrico Preziosi. Ci sono società come l’Udinese contrarie per principio, altre medio-piccole non vedono di buon occhio una riduzione che renderebbe più difficile tornare in Serie A dopo un’eventuale retrocessione, e infine c’è il fronte delle medio-grandi, favorevoli alla riforma, a patto che meno squadre non significhi anche meno soldi da dividersi. Il discorso riguarda la mutualità che la Serie A garantisce alle serie minori.
Molto probabilmente sarà il tema della prossima assemblea della Lega Serie A, e sul tema è stato piuttosto duro Aurelio De Laurentiis, a cui non basterebbe la riduzione da 20 a 18. «Servirebbe un campionato a 16, come negli anni ’80 – ha chiarito il presidente del Napoli, prima di partecipare commissione -. Non è giusto che qualcuno venga in Serie A per prendere qualche milione e riscappare in B». Per De Laurentiis «è un problema di garanzie: chi partecipa al campionato deve fornirle per evitare di diventare come il Parma. Invece abbiamo una Covisoc che non serve a nulla, una Figc che non serve a nulla e una Lega che si è divisa dalla B ma continua a pagarla. O la Serie B è autosufficiente e interessa a qualcuno, oppure perchè deve esistere con i soldi degli altri? – è la domanda del presidente del Napoli –. Non voglio cancellare B e C ma devono essere due tornei con limiti salariali. La C con solo italiani e la B aperta agli europei ma sotto i 22 anni. Allora diventano un vero serbatoio per la Serie A». La Serie B intanto aspetta di capire cosa vorranno fare sopra (Serie A) e sotto (Lega Pro), e avrebbe già pronta una serie di piani con variabili diverse.
Ansa