Stupore e tentazione. Sono i diversi sentimenti che animano le due anime di un Toro che dopo dieci anni rischia la scissione di un sodalizio rodato, quello formato dal patron Urbano Cairo e dal direttore sportivo Gianluca Petrachi. La «colpa» è della Roma che ha messo nella lista dei candidati per il dopo Monchi il «mister plusvalenza» granata. Così, se la reazione dell’editore alessandrino è di sorpresa: «Non ho mai venduto un dirigente». Il club italo-americano ha rotto gli indugi e ora quasi tutte le strade, soprattutto la maggior parte di quelle imboccate da Franco Baldini, portano Petrachi alla Roma. Con il superconsulente di James Pallotta, il granata avrebbe qualcosa di più di un accordo di massima, ma gli ultimi tornanti possono regalare sempre inaspettati testacoda. Saranno le variabili a decidere il futuro. Innanzitutto la Roma deve convincere Urbano Cairo senza irritarlo, visto che il presidente del Toro può vantare un contratto fino al 2020 con il suo diesse. Poi, c’è il lato romano da non sottovalutare. Come una conferma oltre giugno, con conseguente promozione effettiva a primo violino, di Frederic Massara, attuale ds a tempo, molto stimato dalla corrente italiana del management di Pallotta, così operativo da aver richiesto (e ottenuto) che i collaboratori Balzaretti e Vallone non seguano più la squadra in trasferta e fissato un appuntamento con il procuratore di Zaniolo dopo la sosta. O come una virata sul ds del Lille Luis Campos, altra idea baldiniana, che potrebbe portare il mediano Soumaré, classe ’99 seguito da mezza Europa. Lo riporta La Stampa.