La Repubblica (P. Torri) – Un flessore, Dybala. Un polpaccio, Azmoun. Un muscolo della coscia destra che ha mandato segnali inquietanti durante il riscaldamento, Spinazzola. Un paio di cartellini rossi, Zalewski e un Lukaku in versione difensore, pallone o avversario, avversario, giusto per non farsi mancare niente. Risultato un punto contro la Fiorentina, dopo che la Roma era stata per un’ora abbondante in vantaggio, altra occasione persa per dare contorni più solidi alla corsa per la qualificazione alla Champions League.
Basta guardare la classifica per toccare con mano: una vittoria avrebbe garantito una partita di vantaggio sul quinto posto alla vigilia di un tour de force di scontri diretti che ci diranno molto, se non tutto, sul ruolo che la truppa di Mourinho potrà recitare in questo campionato dove due squadre (Inter e Juventus) si giocheranno lo scudetto e altre sei (Roma, Bologna, Fiorentina, Napoli, Atalanta, Lazio) i restanti due posti che vogliono dire60-70 milioni per la qualificazione agli altri due posti per la coppa con le grandi orecchie.
Forse in rosa ci sono troppi giocatori con una storia fisica che ne certifica una fragilità consolidata (Dybala, Renato Sanches, Spinazzola, Karsdorp, Pellegrini), ma in questo senso sarà il caso che si rifletta sulla questione nelle prossime sessioni di mercato. In ogni caso, con tutto il rispetto per Azmoun e Spinazzola, lo stop, si spera il più breve possibile, che preoccupa è quello di Dybala. Il quarto in questa stagione. È fin troppo banale sottolineare l’importanza della Joya in questa Roma. È la luce della squadra. Si cerchi una soluzione, va bene anche una campana di vetro. Perché con Dybala la Champions si può, senza la Champions rischia di diventare la balena bianca del capitano Achab.