Corriere dello Sport (R.Maida) – La Roma a Kiev andrà. Comunque. Non è un modo di dire ma la prassi: i rappresentanti delle quattro semifinaliste di Champions League sono invitate ogni anno nella sede della finale per una riunione organizzativa. E’ un modo per confrontarsi sulla logistica e sulle esigenze dei vari club a proposito di alberghi, trasferimenti, sicurezza. In questo caso i delegati della Roma e delle altre tre società privilegiate sono attese dall’Uefa mercoledì prossimo, 18 aprile, a una settimana dalle semifinali d’andata. Il bello è che dopo l’accesso ai quarti, a Trigoria erano arrivati i moduli da compilare in previsione di quest’incontro. Ma la Roma li aveva accolti come una semplice formalità, espletando le pratiche quasi controvoglia. Tanto al tavolo delle quattro grandi si sarebbe accomodato il Barcellona.
PROFEZIA – Non tutti però erano così pessimisti. Ad esempio l’amministratore delegato Umberto Gandini, abituato a frequentare i migliori salotti d’Europa con il Milan, aveva incontrato i giornalisti italiani a Barcellona, in un ristorante panoramico sul Tibidabo, auspicando di poter ripetere l’esperienza in un’altra sede alla vigilia delle semifinali. E lo stesso Monchi, pure lui presente alla cena nonostante la “distrazione” della partita d’andata tra Siviglia e Bayern, non si sentiva affatto battuto in partenza. Per non parlare di Eusebio Di Francesco che anche dopo la sfortunata visita al Camp Nou sperava di ribaltare la situazione.
LA GENTE – Ma chi non si è mai consegnato al destino dell’urna non giocava né dirigeva. Tifava. Della festa popolare per la vittoria sul Barça, cominciata al fischio finale e conclusa all’alba con le inevitabili ripercussioni del giorno dopo, potete leggere in un’altra pagina. Qui bisogna invece ci concentriamo sul lato progettuale della passione. C’è chi ha già dovuto modificare i programmi per il ponte del primo maggio, che coinciderà con la semifinale di ritorno: gli aerei e i treni diretti verso le località di mare e/o campagna saranno più vuoti del previsto, perché qualunque sia l’avversaria e qualunque sia il calendario i tifosi della Roma si metteranno in fila per partecipare alla doppia sfida, l’ultimo ostacolo sulla rotta per Kiev.
I VOLI – Il più grande risultato che la Roma abbia ottenuto, oltre a risvegliare l’orgoglio della propria gente, è stato creare un fenomeno di enorme portata mediatica: ieri in ogni bar, ogni ufficio, ogni angolo della città si parlava dell’impresa storica anche tra coloro che di calcio abitualmente non si interessa. Figurarsi la felicità dei romanisti che non sono esattamente avvezzi a questa sensazione di centralità. E così in tanti hanno già dato un’occhiata ai voli per Kiev perché dopo 34 anni la prospettiva di una finale di Coppa campioni (e dai, chiamiamola così) ha divelto i confini del sogno strabordando in possibilità concreta. In fondo anche stavolta lo stadio si chiama Olimpico. Non si tratta di presunzione o di arroganza, semplicemente ci si sente parte di un mondo nuovo. E allora: i biglietti aerei per il weekend della finale (partenza venerdì, ritorno domenica) costano 475 euro con il volo diretto sulla capitale ucraina. Chi è andato già a Kharkiv, con lo scalo a Kiev, già sa tutto: 3 ore di viaggio, 1 di fuso. E se si sceglie di tornare di lunedì la cifra è quasi dimezzata. Cosa volete che sia un giorno di ferie in più per la Roma. Per questa Roma, per questo tifo.