Corriere dello Sport (R.Maida) – È una scossa ferma, perché deve rappresentare un’idea di continuità. Eusebio Di Francesco grida sul campo, grida di passione, e si aspetta che le sue indicazioni anche vigorose vengano recepite in fretta. Non intende cambiare idea, ritiene che il suo calcio possa essere una grande risorsa per la Roma, ma dopo la sconfitta «disastro» di Vigo pretende uno stravolgimento nella mentalità dei calciatori, abituati a un sistema di gioco poco aggressivo e soprattutto poco corale.
REAZIONE – Sa, Di Francesco, che il percorso didattico non potrà essere completato in tempo per la prima giornata di campionato a Bergamo, a maggior ragione perché la squadra è incompleta tra infortuni lunghi e ricerche di mercato. Ma si avvicina al debutto ufficiale in un clima di cauto ottimismo, riconoscendo che la qualità dei suoi calciatori, unita ai progressi del collettivo che aveva riscontrato fino all’amichevole di Siviglia, possa per il momento bastare per un atterraggio morbido sul campionato.
LE FRASI – La sfuriata dopo i quattro gol presi dal Celta, pubblica e privata, non era indirizzata esclusivamente alle teoriche seconde linee, ma anche ai titolari entrati nel secondo tempo. Da allenatore non ha gradito la maniera in cui si è allenata la squadra (tutta) nei giorni precedenti. Aveva già notato che, anche a causa del caldo terrificante degli ultimi giorni a Siviglia, il gruppo aveva allentato la tensione, come se si sentisse appagato dal test precedente al Sanchez-Pizjuan.
AVANTI – Non esiste una distanza ideologica con i giocatori, quindi. Di Francesco era furibondo per la situazione contingente. Nessuno gli ha mai chiesto, nemmeno con garbo, di modificare sistema di gioco. O meglio, nella normale dialettica di ogni posto di lavoro c’è stato qualche confronto con i calciatori. Ma niente che possa far pensare a un clima di perplessità generale verso il suo calcio. Chi pensa che la rosa della Roma sia più adatta alla difesa a 3, o comunque a un atteggiamento meno spudorato in campo, resterà deluso. Il lavoro di educazione tattica, se così si può dire, procederà secondo il canovaccio recitato sin dal primo giorno del ritiro: un 4-3-3 basato sulla velocità e sulla verticalità, sul recupero palla alto e, quindi, su un baricentro sufficientemente avanzato. Nella scorsa stagione la Roma era più speculativa, vinceva le partite essenzialmente grazie alla rapidità di Salah e alla qualità di Dzeko. Per Di Francesco dev’esserci un’intera orchestra a supportare la fase offensiva senza naturalmente spopolare l’area di rigore in fase difensiva.
SPRINT – Nessuna preoccupazione infine per le difficoltà atletiche della squadra. Di Francesco è convinto che il carburante inserito con il duro lavoro estivo frutterà un rendimento costante per tutta la stagione. Non è bastata la lettura del calendario, che impone alla Roma subito due partite impegnative contro Atalanta e Inter, per modificare i suoi piani. Il DiFra tira dritto. Scuote, ma non trema.