Il Tempo (M.Vitelli) – Magliette contraffatte. Sugli spalti? No, in campo. Che i tifosi per risparmiare qualche soldo ricorrano spesso all’acquisto di imitazioni sulle bancarelle è risaputo, ma quando è una squadra professionistica ad indossare casacche tarocche, per di più in una partita ufficiale, la notizia non può che fare il giro del mondo. E quello che è accaduto il 28 gennaio, all’una di notte ora italiana, ci riguarda da vicino. Perché i calciatori del Ciclón, formazione di San Bernardo de Tarija, per scendere in campo contro il Real Potosì si sono vestiti con la divisa (falsa) della Roma. Si gioca la seconda giornata del torneo di Clausura della Liga del Fútbol Profesional Boliviano. Sembra tutto pronto, ma quando le due formazioni si incontrano nel tunnel che le conduce sul terreno di gioco scatta l’allarme. I giocatori si accorgono infatti di avere le maglie quasi identiche. Il regolamento prevede che la sostituzione spetti alla compagine ospite, il Ciclón appunto, che però non ha portato una seconda muta. E scoppia il panico. Il rischio di dover rimandare il match è reale, fin quando ad un dirigente viene il colpo di genio. Fuori dallo stadio ci sono decine di bancarelle, forse una soluzione c’è. Il prode impiegato scatta così all’esterno dell’impianto ed inizia a rovistare tra i chioschetti. E cosa trova? Uno stock di casacche della Roma con tanto di baffo Nike e stemma della società capitolina. Sono evidentemente contraffatte, ma tanto utilizzarle non sarebbe regolare comunque, anche se fossero originali, quindi perché non provarci. E l’ingegno viene premiato. L’arbitro decide di omologarle, imponendo però ai giocatori di scriverci il loro nome con un pennarello. Una soluzione di fortuna che però non porta bene ai ragazzi di Victor Andrada che, mai in partita, subiscono una clamorosa goleada. L’incontro termina 4-0, con tripletta di Alvarez e quarta rete del subentrato Pedraza. I media locali non hanno pietà, né della loro squadra né della Roma, giocando sul fatto che i giallorossi stanno attraversando un periodo così buio e negativo che chiunque indossi il loro merchandising, anche fasullo, viene travolto dalla malasorte. Chissà, forse ha contribuito anche che i colori sociali del Ciclón sono il bianco e l’azzurro. Vi ricordano qualcosa?
Comunque, e questo è davvero clamoroso, per i distratti magazzinieri della squadra di Tarija è un bis. Perché anche lo scorso novembre, quando si presentarono a Santa Cruz de la Sierra accadde lo stesso. In quell’occasione però, dopo più di un ora a caccia di maglie cromaticamente diverse da quelle dei padroni di casa del Blooming, si optò per una t-shirt bianca. Finì 2-3. Ma ad introdurre l’utilizzo di maglie non conformi e rimediate all’istante fu l’Endipendiente di Santa Fè nell’ottobre 2013, per la partita sul campo del Boyaca Chico. Stesso problema, stessa soluzione, pagata 6,37 dollari a casacca. Anche in quel caso i nomi dei calciatori non furono scritti mentre i numeri sono stati scritti con un pennarello rosa. Il match finì 2-0 per il Santa Fè, che si battè senza risparmiarsi per difendere la maglia. Tarocca. Ma che importa?