La Repubblica (G.Mura) – DICE: ma tutti questi scandali nel calcio, ma dove andremo a finire? Chissà, è già triste pensare a dove siamo finiti. Il pesce puzza dalla testa, ma coerentemente anche la coda non sa di buono. Si comprano le partite in A e in B,vogliamo che C e D stiano a guardare? Su Qn di ieri è intervistato Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione. «Non sono affatto sorpreso, purtroppo è la conseguenza inevita- bile dopo quanto accaduto negli ultimi anni in cui nulla è stato fatto per arginare il fenomeno degli incontri truccati». Cantone poteva rispondere che non abbastanza, o poco, era stato fatto. Se ha detto nulla, avrà le sue ragioni. Reazioni nel mondo del calcio: nessuna. Ancora Cantone: «Si sono tutti addormentati a cominciare dalla Giustizia sportiva, che prima ha fatto la voce grossa ma poi ha scelto la via del buonismo con pene troppo blande, in cui le squalifiche per illeciti sono state ridimensionate a omessa denuncia». Che cosa si potrebbe fare? «Abolire e vietare, da subito, le scommesse che riguardano club dalla Lega Pro in giù, dove i rischi sono maggiori, proprio perché ci sono calciatori mal pagati o che non percepiscono stipendi. Corromperli è un gioco da ragazzi». Giusto. Peccato che da settembre siano auto- rizzate le scommesse anche sulla D.
È più facile rubare nei cimiteri che nei supermercati, rapinare una casa isolata che una banca, questione di sorveglianza, dunque è più facile taroccare con poca spesa una partita vista da pochi, tv comprese. A questo punto, e neanche tanto di sfuggita, sarà il caso di tirare in ballo uno Stato (il nostro, purtroppo) baro e biscazziere. Baro perché sulle pensioni evoca il vecchio ma sempre funzionante trucco delle tre tavolette. Biscazziere perché fa di tutto per agevolare il gioco d’azzardo e garantirsi la sua parte di bottino. Ha torto chi dà per morto il latino. Il “non olet” attribuito a Vespasiano è vivo e lotta contro di noi. A Vienna, di recente, non è stata rinnovata l’autorizzazione a metà delle slot machines. Erano 2.500 in tutto. A Roma sono 50mila. I veri giochi senza frontiere sono ormai le scommesse. A quanto pare, sui nostri campionati combinano taroccamenti gruppi di slavi, di maltesi, di indonesiani. Chissà se ci sono italiani che scommettono sul campionato maltese, o malese. Why not? Scusate, ma se gli inquirenti quest’ultima in- chiesta l’hanno chiamata “Dirty soccer” e si è bersagliati dal “red carpet” si può cedere alla tentazione di seminare un po’ d’inglese qua e là. Qua e là dovranno esserci pure dei buoni dirigenti sportivi. Secondo me ci sono, buoni e diligenti. Per questo non fanno carriera. L’assalto alla diligenza non è roba da film western, è pratica quotidiana. Molti anni fa avevo scritto che conveniva importare dirigenti più che calciatori. Resto dell’idea, anche fuori sport.
Non ho fatto i conti su scala nazionale ma con un’ottantina di islandesi si metterebbe a posto la Lombardia. L’ultimo degli impresentabili, Belloli, quello delle “quattro lesbiche” è stato silurato all’unanimità dagli stessi che l’avevano eletto il 10 novembre nello stesso luogo, un albergo di Fiumicino. Belloli aveva preso il posto di un altro fine dicitore, Tavecchio e i suoi mangiabanane. Pure lui votato presidente della federcalcio nonostante la pesantissima gaffe, o forse proprio per quella. C’è del metodo nella scelta dei vertici. Resta da capire perché siano passati più di due mesi dalla frase di Belloli (che parla di golpe e continua a negare d’averla pronunciata, il 5 marzo) alla sua divulgazione. Brave, comunque, solidali e compatte nella reazione le ragazze del calcio. Sostenute da altre atlete (Pellegrini) e calciatori (Totti). Le avrebbe sostenute anche Annarita Sidoti, se non fosse morta in quei giorni. Migliaia di persone ai suoi funerali, nessuno dei papaveri di Fidal e Coni. Pare avessero tutti una giustificazione: il Consiglio federale, la visita di Bach, gli aerei pieni. Ma l’immensa soldatina che è stata meritava, credo, uno strappo alle regole. Tipo un aerotaxi. O forse va bene anche così. Tanti, quando gareggiava e vinceva titoli italiani, europei, mondiali si chiedevano dove trovasse tutta quella forza Annarita, 1.50 per 40 kg. La risposta è che non si valutano le persone, le donne soprattutto, in base ai centimetri e ai chili.
Una storia di donne, ma lieta, è quella della Pomì, che al secondo anno in A ha vinto lo scudetto sul campo dell’Igor Novara, una corazzata della pallavolo. Un po’ come se l’Empoli andasse a vincere lo scudetto in casa della Juve, Casalmaggiore ha 15mila abitanti, la squadra giocava nel palazzetto di Viadana, lesionato dalle nevicate, così ha chiesto ospitalità a Cremona, trovandola insieme a molto calore nel tifo. Dettaglio non secondario, che altrove chissà quali e quanti gineprai avrebbe creato: l’allenatore Mazzanti è sposato con la giocatrice Ortolani. Non ha usato trattamenti di favore, quand’era il caso l’ha tenuta in panchina. Ora tutti e due, più la figlia Gaia, si trasferiscono al Conegliano, ma intanto in coda alla bella storia della Pomì Casalmaggiore c’è anche la loro firma.