Il grande pallottoliere del calcioscommesse made in Italy comincia a segnare numeri importanti: i numeri della serie A. Ventidue partite a rischio combine, solo nell’anno scorso, e nove squadre, piccole, medie e grandi, sospette.
È la statistica criminale elaborata in questi mesi di indagine dalla task force interforze istituita nel giugno scorso, nel day after dello scandalo Signori, dal ministero dell’Interno. Statistica che nei prossimi mesi dovrà trasformarsi in prove prima, e processi poi, ma che intanto ieri è stata aggiornata ancora una volta, visto che nel mirino è finita ufficialmente Lecce-Lazio del maggio scorso – un 2-4 dal forte sapore di over – e, di conseguenza, la Lazio.
Il quadro, racconta un inquirente, è ancora caotico. Tuttavia il sospetto che la squadra di Lotito abbia partecipato alla presunta combine sta prendendo sempre più consistenza. Gli inquirenti, dopo un’intera giornata di accertamenti specifici, hanno finito con il chiedere direttamente notizie a uno degli indagati arrestato nella retata di lunedì, Alessandro Zamperini, un ex calciatore cresciuto nelle giovanili della Lazio, passato per una decina di squadre, e poi arruolato tra le fila della banda del singaporiano Den, il boss del calcioscommesse.
Zamperini – arrestato per aver tentato di corrompere il calciatore del Gubbio, Simone Farina – avrebbe trascorso quattro giorni nell’albergo in cui soggiornava il Lecce alla vigilia della gara contro la Lazio. Non ci sarebbe niente di male, si potrebbe obbiettare, se non fosse che quella di alloggiare per qualche giorno insieme alle squadre con cui si era organizzata una combine in modo da avere sempre i giocatori complici sotto mano era una prassi consolidata dell’intero gruppo di Den. Di più, quasi una firma. Firma che però nel corso dell’interrogatorio di ieri Zamperini, dopo aver parzialmente ammesso l’episodio della tentata “corruzione” del collega del Gubbio, ha disconosciuto: “Ero lì a Lecce solo perché un amico mi aveva invitato a vedere la partita”.
Il muro opposto da Zamperini costringe adesso gli uomini guidati dal procuratore Roberto Di Martino ad aspettare l’esito di alcuni atti di indagine eseguiti per rogatoria nei paesi “preferiti” dalla banda di Den, Svizzera e Singapore. Dalla rogatoria Svizzera in particolare gli inquirenti si aspettano notizie importanti relative ai conti correnti che alimentavano le giocate degli Zingari. “Se dovesse saltare fuori qualche grosso nome non ci stupiremmo affatto“.
Oltre alla Lazio, le squadre della lista al centro delle attenzioni principali delle procure sono sempre le stesse: Brescia, Lecce, Bari, Sampdoria, Genoa, Bologna, Cagliari, Napoli. Ovviamente non tutte le gare dell’elenco sono state compromesse allo stesso modo. Per alcune si tratta di semplici combine di origine sportiva (accordo tacito tra una squadra che non ha nulla per cui giocare e un’altra a cui servono punti) su cui qualcuno ha lucrato, per altre di partite decise e giocate direttamente dalle organizzazioni criminali come quella di Den il singaporiano o, peggio, come la camorra, interessata spesso non solo a lucrare ma anche a riciclare soldi sporchi. E sono proprio le tracce di questa attività camorristica l’aspetto più inquietante dell’inchiesta di Cremona: “A Napoli – dice uno dei pentiti – ci sono degli asiatici che fanno le scommesse, quando vincevi potevi andare lì a prendere i soldi”.
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Repubblica.it – Scommesse, 22 le partite di A sospette. Anche la Lazio nel mirino dei pm
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