“Lo stadio a Tor Vergata darebbe lustro a tutto il quadrante. E alla città intera“. Marco Scipioni non ha dubbi: il “piano B” di James Pallotta potrebbe rappresentare la soluzione con cui il Municipio VI potrebbe chiudere quel cerchio rimasto aperto da ormai 15 anni. Una vera e propria cittadella dello sport, che rivaluterebbe i terreni dell’Università, protagonisti nel 2000 della Giornata Mondiale della Gioventù tenuta da Papa Giovanni Paolo II.
L’attuale presidente del Municipio sottoscrive e rilancia, chiarendo anche le polemiche sulle eventuali speculazioni edilizie. Qual è la sua posizione in relazione alla proposta della costruzione dello stadio della Roma a Tor Vergata? “Non sono assolutamente contrario al progetto attuale dello stadio. Ho solo posto un pr oblema importante per Roma e per questo quadrante, considerato che l’area di Tor Vergata è già dedicata allo sport e vi sono stati spesi tanti soldi ed effettuate diverse opere primarie. Qui c’è la possibilità di costruire uno stadio di Roma e per Roma, senza dare nessuna compensazione a nessuno. Nell’altro progetto si parla di un milione di metri cubi di compensazione, a Tor Vergata invece questa questione non si porrebbe”.
Quali sono le caratteristiche che, secondo lei, rendono Tor Vergata il posto ideale do ve far sorgere l’impianto? “Si tratta di un quadrante che ha una viabilità unica, dato che si trova tra due metropolitane e con il raccordo anulare limitrofo e la Roma-Napoli adiacente. Parliamo di un posto magnifico dove non c ’è nessun impatto viario e che non avrebbe nessun impatto nemmeno sui cittadini, perché l’area si r iempie e si sgombra solo con le manifestazioni sportive. Potremmo anche recuperare quel gap economico e di frattura del territorio attualmente esistente. L’università di Tor Vergata, inoltre, è in grande espansione. Solo quest’anno ci sono stati altr i tre mila iscr itti eppure non ha una palestra. Esiste la cattedr a dedicata alle scienze motorie ma non ha palestre, circuiti o stadio. Quindi si andrebbe anche a sopperire ad alcune carenze presenti in un ateneo che rappresenta comunque un’eccellenza”.
Questo progetto è stata portato anche all’attenzione del sindaco Ignazio Marino. C’è già stato un riscontro da parte del Comune? “No, ancora nessun riscontro. In compenso lo abbiamo avuto da parte di molti cittadini, secondo i quali questa proposta potrebbe migliorare la situazione attuale dello spreco di denaro pubblico su un’area invece già dedicata allo sport”.
Nella zona che sarebbe destinata alla costruzione dello stadio, esistono dei terreni privati che potrebbero in qualche modo dare adito a polemiche? “Tutta l’area è già dedicata alla città dello sport, quindi bisogna riconvogliare i terreni già esistenti e quelli adiacenti all ’ipotetico stadio. Non sta a me dir e come si arriva alla costruzione di un impianto di questo tipo ma diciamo che si tr atta di terreni pubblici, che hanno già una destinazione d’uso sportiva e che hanno le opere primarie, fognarie e viarie, già stabilite. In più non c’è nessun tipo di vincolo , come succede invece nell’area interessata all’altro progetto. Abbiamo a disposizione un sito magnifico che non ha bisogno di cubature inutili o di sperper i vari. Calatrava è un’opera che grida vendetta”.
In questo progetto, lo stadio sarebbe una struttura isolata a Calatrava? “Assolutamente no, andrebbe integrata. L’opera è stata realizzata in maniera parziale, vi sono stati investiti molti soldi e tr a l’altro sta andando in malora. È un’opera che rientra tra le settecento incompiute in Italia. Si andrebbe a sanare una situazione che in questo senso è dr ammatica. E non dimentichiamoci che la realizzazione dello stadio creerebbe un notev ole indotto lavorativo nel quadrante. Si potrebbero occupare dalle due alle tremila persone”.
Nuovo Corriere Laziale – R. Giattino