La «dirty Fifa» di Blatter Ecco chi comanda il calcio

Joseph_Blatter_FIFA

Il Tempo (F. Zunina) – Oggi Joseph Blatter verrà finalmente eletto presidente della Fifa. Così ci togliamo un peso e non ne parliamo più. Stanno così le vicende del calcio, anzi della Fifa perché il calcio è un’altra cosa, molto più seria dei malaffari che si muovono tra la Svizzera e il Sudamerica. Se l’Italia ha il suo «dirty soccer», ultima etichetta appiccicata dai geniali investigatori alle partite truccate di Lega Pro e affini, il calcio mondiale ha la sua «dirty Fifa» che più lercia di così nessuno poteva nemmeno sognare nei peggiori bar di Caracas. Eppure è tutto vero, le mazzette di dollari, pare 100 milioni la cifra base, la polizia svizzera che bussa alla porta della stanza di un hotel cinque stelle lusso come fosse una bettola piena di scarafaggi e informa l’ospite che non è la sveglia per la colazione ma la sad hour, contrario di happy hour, per cui, prego, si rivesta, prenda le sue cose e ci segua al commissariato, lei è in arresto. Tutto verissimo, anche se sembra un film con Al Pacino e Robert De Niro, qui l’attore protagonista è uno solo, Sepp Blatter che come nei kolossal manda a ramengo i suoi complici e riesce a farla franca. Però non ci sono applausi, semmai insulti e pernacchie perché al grido di «fuori, fuori» molti, non tutti, vorrebbero vedere Blatter se non al gabbio, almeno a casa, là dove ha comandato fino ad un certo punto, avendo avuto già tre mogli da cui ha divorziato per sfinimento anche se sono state le sole a metterlo in minoranza.

Oggi lo stesso svizzero potentissimo si fa accompagnare da un’altra signora bella che è di qualche anno, molti direi, più giovane del signore, appesantito nel giro vita, non certo nel conto corrente.

Lui se ne frega totalmente, tanto è il presidente del mondo calcistico, significa essere a capo di duecentonove paesi, sedici in più di quanti ne conta l’Organizzazione delle Nazioni Unite, roba da non crederci.

Ma il calcio ha assunto un potere e un’importanza che ormai non hanno limiti, dimensioni. Dopo l’arresto della sporca mezza dozzina di uomini Fifa, ha preso la parola, e come l’ha presa, anche Putin che difende Blatter, difende la Fifa perché a lui, come a Blatter, non interessa fermare la corruzione ma è più importante bloccare le indagini sulla stessa. Così facendo si impedisce agli inquirenti di scoprire il maltolto. Putin sa che gli americani lo odiano per la vicenda ucraina. Questa è una invasione, pensa da Mosca e la guerra fredda si scalda.

Ma a New York se ne sono infischiati, loro sono cow boys e con l’«arrivano i nostri» vanno dovunque, salvano il Paese e si fanno riprendere dalle telecamere e intervistare dai reporter. È lo spettacolo, bellezza.

Nel casino più totale qualcuno potrebbe pensare che si sono fumati Blatter. Ma no, lui è sano e salvo, resiste, resiste, resiste come diceva il nostro Borrelli magistrato, oggi rispedirà al mittente opposizioni e minacce, ha già replicato a Platini che gli chiedeva di fare un passo indietro e dunque di dimettersi: «È ormai tardi», come rispondono quelli ai quali chiedi un prestito: «Se me lo dicevi prima…».

Vladi Putin a favore ma Cameron contro. Gli inglesi hanno le paturnie perché i russi hanno tolto loro il mondiale del 2018 con una votazione, ovviamente a scrutinio segreto, che ha lasciato moltissimi dubbi e altrettante certezze. Dunque gli albioni sono perfidi e non mollano l’osso, chiedono non soltanto le dimissioni di Blatter ma la rivotazione cosa che non accadrà di certo perché Blatter oggi sarà presidente per i prossimi quattro anni e la Russia lo omaggerà come si faceva con gli zar. Non è da escludere che Putin ospiti Blatter in una dacia o al Cremlino, con sfilata sulla Piazza Rossa e lo stesso Blatter sogna di avere un posto in qualche mausoleo, a Parigi, a Mosca, a Roma, forse, se possibile, a Gerusalemme. La notte non porta consiglio, semmai scompiglio.

L’Europa di Platini voterà contro, un’altra cinquantina di paesi sparsi per il mondo aderiranno alla protesta del vecchio continente ma il Sudamerica, l’Asia e parte dell’Africa non vogliono perdere i ricchi premi e cotillons che Blatter sa offrire loro ogni anno. Sembra una riunione dei nostri partiti, di destra e di sinistra, prima dell’elezione del capo dello Stato.

Ma Blatter non è Mattarella. E non soltanto per l’età.

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