La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – «Dopo i fatti successi, che hanno turbato gran parte del mondo sportivo, non possiamo non considerare le valutazioni del presidente Platini che hanno raccolto l’unitarietà dell’Uefa e, quindi, comportarci di conseguenza». Dice così Carlo Tavecchio, presidente Figc al debutto nel Congresso Fifa, nel bar dell’hotel che ospita l’Uefa. Accanto a lui il d.g. Michele Uva, l’avvocato Mario Gallavotti e il vicepresidente Uefa Giancarlo Abete, suo predecessore.
NESSUN NOME Il fatto che non nomini mai lo sfidante Ali, per il quale Platini ha invece chiesto il voto pubblicamente, apre scenari da interpretare. Detto in maniera brutale: non è detto che l’Italia appoggi il principe giordano. E la frase di Tavecchio, tradotta poi in comunicato dalla Figc, non è in effetti una letterale dichiarazione di voto per il principe giordano. Se avesse voluto fare outing, dichiararsi insomma, il presidente avrebbe scandito il nome del suo «eletto».
QUALE VOTO? Allora che cosa può succedere oggi nel segreto, si spera, dell’urna di Zurigo? Tavecchio potrebbe depositare (si fa per dire, il voto è elettronico) scheda bianca. Oppure scegliere Blatter, cosa che in fondo sembrava la prima intenzione di voto. Una cosa è sicura: una decisione unitaria dell’Uefa non esiste, anzi verso Blatter migreranno parecchie preferenze. Al massimo c’è unità nel condannare gli scandali, questo sì, e su questo l’Italia non può che essere d’accordo. Ma il voto – si dice realpolitik in questi casi – è un’altra cosa.
OLIMPIADE IN BALLO In gioco, per l’Italia, c’è sempre Roma 2024, meglio non dimenticarlo. Al Coni assicurano di non avere fatto alcuna pressione sulla scelta federale, lasciando libero Tavecchio di votare secondo coscienza. Al Cio, comunque, Blatter sposterebbe teoricamente molte più preferenze di quelle del principe giordano. Soltanto Tavecchio conosce il nome sulla scheda. Ma il fatto che ieri non si sia sbilanciato obbliga a farsi qualche domanda.