Il calcio italiano continua a chiedersi quando e come si potrà ripartire, una volta che l’emergenza legata al Coronavirus sarà rientrata. Tanti i dirigenti sportivi che in questo momento provano a pianificare il futuro delle società, facendo i conti anche con la crisi economica che deriverà dal blocco delle attività. Di seguito, le dichiarazioni di Giovanni Carnevali, amministratore delegato e direttore generale del Sassuolo, che è stato intervistato da TMW Radio:
“Sicuramente le parole del direttore Rezza non ci possono far pensare ad un ritorno rapido nel campionato. Noi d’altronde ci siamo affidati al Comitato tecnico-scientifico, tra l’altro. Vogliamo tutti ricominciare, ma sappiamo che ci saranno difficoltà: ora aspettiamo di poter vedere questo protocollo. Abbiamo sentito parlare di tamponi, esami, ma non so se saranno cose così semplici, si veda le mascherine che sono introvabili”.
Dall’ultima partita è trascorso un mese.
Se penso all’ultima partita, un mese fa al Mapei, sembra passato molto tempo. Nel frattempo è subentrata la paura, ma noi come società non ci si è fermati, abbiamo continuato a lavorare, pensando alla Lega, ma in queste condizioni è molto complicato.
Avete una stima del potenziale danno economico?
L’emergenza è globale, per tutte le aziende. Anche il calcio, che è tra le più importanti in Italia, ha delle grandissime difficoltà a causa dei mancati introiti. Dovremo far fronte a questa cosa, sarà difficile arrivare al termine della stagione, se finirà, ma sono preoccupato per gli anni prossimi. Ci saranno ancora mancate entrate certe, ci sarà da discutere con le emittenti tv. Tanti fattori che portano a un grande danno.
C’è una proposta in particolare per il futuro?
L’importante è poter chiudere il campionato: non mi piace stravolgere troppo, mi piacerebbe concludere entro fine luglio così da ricominciare l’anno seguente nel modo migliore. Però tutto è possibile, si parla anche di Mondiali in inverno. L’importante è dare credibilità al sistema calcio: spero che decida chi ha competenza e conosce la materia, perché in Italia ora è quello che serve in ogni campo. Linearità, correttezza e trasparenza, che sento venir meno in alcune dichiarazioni.
Come giudica l’operato del ministro Spadafora?
Alcune uscite non sono state così brillanti. Probabilmente è entrato da poco in questo mondo, non lo conosce. Chi governa deve avere le giuste competenze, vediamo anche in politica che non ci sono situazioni chiare, indicazioni giuste. Abbiamo bisogno di sapere cosa fare, e che ce la possiamo fare. Speriamo che dopo questo dramma si riesca a vivere meglio di prima.
Che idea si è fatto della polemica intorno al taglio degli stipendi dei calciatori?
C’è stato un gran polverone. Anche in tante cose che ho letto, i giocatori messi in cattiva luce, non è così. La maggior parte di loro sono persone intelligenti, con cuore. Posso garantirvi che tanti giocatori fanno beneficenza, aiutano. Sanno di avere la fortuna di guadagnare molto, e non per tutti è così, guardate le categorie inferiori. Si è creata questa relazione non corretta tra società e giocatori. Dobbiamo essere più sereni, siamo tutti sulla stessa barca. Credo sia giusto che chi ha le possibilità debba venire incontro alle problematiche aziendali. Non sono tagli e rinunce, ma qualcosa che sostenga il sistema, e dobbiamo pensarci tutti. Non dovremmo discutere ma aiutare, tutti.
C’è un sentimento di buonsenso collettivo?
Le decisioni saranno prese dal Comitato tecnico-scientifico, perciò anche i vari interessi vengono messi un po’ da parte. Oggi le società attendono ciò che succederà, e solo all’avvicinarsi della scadenza del 3 maggio si potrà capire se potremo tornare ad allenarci.