Walter Samuel è uno dei difensori centrali più forti che siano mai passati dalle parti di Trigoria. L’argentino fu fondamentale per la vittoria dello scudetto nel 2001. Passato al Real Madrid e poi all’Inter, ha chiuso la carriera al Basilea nel 2016. Queste le sue parole nella rubrica di Roma Tv ‘A Casa dell’Ex’:
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🟥 🟥 🟨 🟨 🟥🟨 🟥🟨Walter Samuel è il nuovo protagonista di "A casa dell'Ex" 🇦🇷🏠 pic.twitter.com/Dj40Nk1KTP
— Roma TV (@romatv) May 29, 2020
Come stai?
Bene, sto a casa, adesso un po’ più libero, ma tutto bene. Per fortuna adesso le cose vanno un po’ meglio.
Abbiamo vissuto dei momenti negativi, ma storici, speriamo che questo possa migliorarci…
Sì vorrei salutare dei familiari che ho in Argentina e persone che conosco a cui sono morti dei cari. Io mi sento argentino, ma vivo da tanti anni qui, due miei figli sono nati qui. Speriamo che possa finire al più presto per tornare alla normalità.
Cos’hai fatto durante il lockdown?
Ho fatto un po’ il cuoco la sera, ho uno spazio dietro casa e ho approfittato per cucinare un po’ ed imparare a fare alcuni piatti che mi piacciono ma che non avevo mai fatto. Alcuni sono riusciti bene, altri meno (ride, ndr).
All’Inter però tu cucinavi per gli altri…
No, facevamo tutti insieme, io però rimanevo tanto davanti alla griglia, insieme a Nico (Burdisso, ndr) ed altri ragazzi. Mi piaceva stare lì intorno, avevamo tutti dei compiti: Pupi (Zanetti, ndr) girava per i tavoli, noi stavamo alla griglia.
A Roma come mangiavi?
Forse c’erano meno argentini, però si mangia bene. Ho ottimi ricordi di Roma, lì è nata la mia prima figlia, abbiamo fatto una cosa incredibile vincendo lo Scudetto. Per il mangiare c’era di tutto, ti dicevano “Ci penso io” e non finivano più di portare da mangiare. In Argentina non mangiavo tanto pesce, invece a Roma ho iniziato a mangiarlo.
Capello controllava tutto?
Sì, era un bel martello, personalmente mi ha fatto crescere molto. Lui ha tenuto in riga tutti, sapeva quanto sgridare la squadra e quando stare tranquillo con noi, come dopo l’eliminazione in Coppa Italia. Mi ha dato molta fiducia, lo ringrazierò per sempre.
Da avversario, che sensazioni avevi ad affrontare la Roma?
Le prime volte era una sensazione non dico brutta, ma strana. C’erano giocatori con cui avevo giocato, era strano affrontarli. Piano piano è passata e poi subentra la voglia di vincere. A Roma ho dato sempre tutto per vincere, ero tranquillo. I tifosi mi vogliono ancora bene, mi scrivono spesso anche sui social, mi fa piacere questo. Ho giocato in un gruppo fantastico, durante i quattro anni alla Roma.
Su De Rossi al Boca Juniors?
Ha fatto una scelta coraggiosa, spostarsi in Argentina anche con la famiglia, io ho fatto il percorso inverso. Per me ha fatto bene, io ho giocato in stadi incredibili, ma quello stadio è unico. Mi dispiace poi che se ne sia andato, perché forse altri sei mesi o un anno poteva dare qualcosa di importante. Poteva aiutare anche gli altri ragazzi a crescere, perché Daniele è un ragazzo intelligente sia calcisticamente, che fuori dal campo. È durata poco, ma secondo me lui se l’è goduta bene.
Che tipo di allenatore sei?
Non ho un modulo preciso in mente, forse il 4-2-3-1. Guardando il calcio e sentendo anche gli altri allenatori, penso che ognuno debba decidere in base ai giocatori a disposizione, sono pochi quelli che possono scegliere. Forse soltanto chi allena le squadre importanti può scegliere. Quello che ho chiaro è che mi piace il coraggio nella squadra, che controlli la gara, non voglio una squadra che attenda.
Ti piace la Roma di Fonseca?
Sì mi piace molto, ho anche avuto modo di conoscerlo, quando con il corso siamo andati a trovarlo. Sia lui che il suo staff mi sembrano molto preparati, spero che nel futuro possa arrivare a lottare per lo Scudetto. Mi sembra uno con le idee chiare. Ci ha ricevuto benissimo, lo ringrazio ancora per questo. Propone un bel calcio, ha giocatori a disposizione che possono crescere come Zaniolo e Pellegrini, la Roma può migliorare ancora.
Il tuo gol al Lecce nell’anno dello Scudetto?
Sono stato molto contento, è stata una gara molto difficile. In Italia nessuna gara è scontata, quella è stata una partita chiusa, in cui avevamo sofferto, anche se dovevamo vincere per forza. Ho avuto la fortuna di fare gol e mi è esplosa la gioia.
Sull’assist di Candela: aveva il piede da trequartista?
Vincent era unico, un trequartista terzino. Sinceramente penso che con quella squadra potevamo vincere di più, peccato.
Un saluto?
Saluto tutti i tifosi giallorossi, un grande abbraccio a tutti, speriamo di poter tornare alla normalità il prima possibile.