La Repubblica (L. Mangini) – È sempre facile fischiare contro la Sampdoria. Irrati è solo l’ultimo della serie, dopo i recenti disastri di Prontera e Di Bello a Torino con la Juventus. L’espulsione di Murillo al 7′ della ripresa per un intervento su Abraham grida vendetta, la prima sanzione risulta infatti ingiustificata per un contatto veniale con Dybala. In dieci, il fortino dura quattro minuti, l’inzuccata ravvicinata di Wjnaldum, perso dal solito Murru, chiude il lavoro cominciato dall’arbitro.
La rabbia di Stankovic a bordo campo è il sintomo di una situazione che ormai si ripete con cronometrica puntualità, soprattutto lontano da Marassi. Dopo, però, sceglie la diplomazia. “Mi è dispiaciuto restare in dieci. Difficile in parità, figuriamoci con l’uomo in meno. Lascio agli altri analizzare le decisioni arbitrali. La partita è finita, non cambierà nulla. La Sampdoria mi è piaciuta, fino all’espulsione la partita era come volevamo. Non eravamo in grande difficoltà contro una squadra che punta alla Champions League. Tanti episodi ci hanno penalizzato, ma sapremo rialzarci. Siamo attaccati a questa maglia, vogliamo lottare fino alla fine”.
Alla sostanza aveva pensato già Irrati, tra le cose da dimenticare, assieme ai cori dei tifosi giallorossi contro Stankovic. “Se mi chiamano zingaro non mi offendo. Grazie a Mourinho che ha chiesto di smettere, ma non mi danno fastidio. Tifoseria blucerchiata? Da dieci come sempre”.