Sabatini (all.Como): “Fu un dispiacere lasciare la panchina del Frosinone. Sulla carta domani non c’è partita ma non sarà così, alla Roma è già capitato di sottovalutare l’avversario e poi c’è il fattore Matusa”

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Oggi allena il Como, ma in passato è stato tecnico del Frosinone. Carlo Sabatini nella stagione scorsa è subentrato a campionato iniziato ed è riuscito nella grande impresa di far guadagnare la Serie B ai lombardi, dopo un decennio di assenza. Nel 2011, per cinque mesi si è seduto sulla panchina gialloblù e per questo, ma non solo, presentiamo la sfida della Roma del “Matusa”.

D’altronde, il suo cognome non può passare inosservato… “Sono di parte quando parlo della Roma”, ammette il fratello del Direttore Sportivo giallorosso.

Se lo aspettava il Frosinone in Serie A?

“Una sorpresa, nessuno lo poteva prevedere, ma sicuramente lo hanno meritato. La società e la squadra hanno fatto bene. E anche il pubblico del Frosinone meritava la serie A. È una città piccola con una media spettatori importante, una città che si identifica con la squadra”.

Cosa non funzionò in quei pochi mesi?

“Fu un dispiacere per me lasciare quella panchina, ma mi dovetti dimettere. Appena arrivato ero sicuro di fare bene, ma non è successo. Sappiamo tutti che nel calcio due più due non fa sempre quattro; le cose non vanno sempre come si vuole. È stata comunque un’importante esperienza e mi sono lasciata bene con la città”.

Il presidente Stirpe è sempre stato molto coinvolto, era così anche ai suoi tempi?

“Grande merito di questo successo è suo. Al di là del personaggio, un grande imprenditore, è un vero intenditore di calcio. Con un grande merito, lascia lavorare i suoi collaboratori senza intromettersi nonostante abbia le competenze tecnico-tattiche per farlo. Ha la chiara percezione delle dinamiche della squadra”.

Stellone, attuale tecnico, come lo giudica?

“Era già a Frosinone con me: al settore giovanile, allenava la squadra Beretti e si vedeva che ci sapeva fare. Ha vinto il titolo di categoria e poi è passato alla prima squadra. Ha avuto il grande merito di partire dalla Lega Pro, fino alla serie A. Una scalata esaltante, vincere due campionati consecutivi non è da tutti”.

Come può fare il Frosinone per “sopravvivere” in A?

“Conosco bene la società e gli addetti ai lavori sapevano benissimo che avrebbero dovuto pagare lo scotto della arrivo nella massima serie. Il Sassuolo ne è l’esempio tangibile… dopo i sette gol incassati dall’Inter ha dato filo da torcere a molti, anche alla Roma tra l’altro. Era in preventivo la partenza con handicap”.

Quale crede possano essere i rischi per la Roma in questa gara?

“Sulla carta non c’è partita, ma non è così. È già successo che l’ultima in classifica abbia battuto la prima. Il rischio di sottovalutare l’avversario c’è sempre, anche se alla Roma è già successo lo scorso anno contro il Sassuolo. Altra nota importante sarà il fattore ambientale, i tifosi allo stadio Matusa sono vicinissimi al campo e faranno sentire da vicino il supporto alla loro squadra”.

La Roma di quest’anno le piace? Come valuta la campagna acquisti appena conclusa?

“Sono di parte naturalmente. Da buon fratello faccio il tifo per Walter. Credo sia stato fatto un buon lavoro, la squadra è forte in ogni reparto”.

C’è un colpo di mercato di suo fratello che la ha stupita particolarmente? Un giocatore che ha reso più di quanto si aspettasse?

“Sono diversi i giocatori che ha preso mio fratello che hanno fatto molto bene. Forse Keita su tutti. Il suo valore era indubbio, ma non mi aspettavo potesse essere così abile nel calarsi rapidamente nella realtà romana”.

Un giudizio su Garcia?

“Si è presentato nel migliore dei modi. Il primo anno la Roma ha giocato un grande calcio, poi l’anno scorso ha avuto un periodo di appannamento e ci può stare. Comunque ha avuto un impatto come pochi con il calcio italiano. Ci auguriamo che questo sia l’anno della sua consacrazione”.

Ho letto che lei ha dichiarato “Mai con mio fratello”, davvero direbbe di no ad una chiamata della Roma?

“Non si potrebbe mai dire di no alla Roma. Sono paradossi. Ma di comune accordo con Walter cerchiamo di evitare contatti professionali, si darebbe adito a tante maliziosità. Per allenare una squadra come la Roma ci vuole un curriculum e un prestigio internazionale che non ho, si tratta di un sogno non realizzabile, ma è chiaro che alla Roma verrei anche a piedi alla Roma… Come tutti”.

Crede davvero che per la Roma possa essere la stagione buona?

“Me lo auguro. Sarebbe un giusto premio per la società, per gli sforzi fatti”.

(AS Roma Match Program)

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