Passano gli anni, cambiano gli allenatori e si torna sempre al solito punto: il problema della Roma è la piazza. Se lo dicono tutti, ora anche Garcia, le ipotesi sono due: 1) è vero; 2) è un alibi che regge in ogni epoca calcistica.
Alla vigilia del derby italiano con la Fiorentina, che vale il passaggio ai quarti di Europa League (Stadio Olimpico, ore 19, si riparte dall’1-1 del Franchi), Rudi si accorda al coro e va addirittura oltre: «Forse questa è la piazza più difficile del mondo». Non che lui ne abbia frequentate altre all’infuori della Francia, ma vale la pena chiedere maggiori spiegazioni. La risposta, però, è evasiva. «Voi – dice Garcia ai giornalisti – lo sapete meglio di me, perché ne fate parte della piazza. A fine anno ne parleremo meglio se volete, o all’inizio della prossima stagione: forse è meglio altrimenti prendete una scorciatoia… ».
Sì perché l’allenatore non pensava che le frasi pronunciate lunedì notte dopo il ko con la Samp («Al termine della stagione faremo i conti») portassero un po’ tutti a considerarlo un uomo con le valigie già pronte. «Volevo tranquillizzare la piazza (rieccola… ), io non sarò mai un peso per la Roma perché ho imparato a innamorarmi di questa squadra. Quando sentirò che non sono più utile al club, mi farò da parte. Ma finché i giocatori mi seguono e vengo ascoltato io devo assecondare il mio sogno di vincere qui. Sono venuto qui per questo, penso sia ancora possibile e io sono inflessibile, soprattutto con me stesso. Poi ogni anno facciamo i conti e lo faremo anche alla fine di questa stagione». In coda alla conferenza torna sull’argomento lasciando aperto il possibile addio: «Non mi arrendo nel primo momento di difficoltà, spero ve ne siano altri in futuro, per quest’anno direi basta: abbiamo avuto abbastanza problemi. Ma fino al fischio finale dell’ultima partita del campionato sarò lì a spingerò tutti coloro che ne hanno bisogno».
E poi? Si vedrà. Intanto non accetta il disfattismo tipico della città. «Sembra che lottiamo per la salvezza e che siamo già fuori da tutto, ma c’è una grande partita da affrontare contro la Fiorentina e vogliamo superare il turno. Io non cado mai nell’euforia o nel pessimismo, sono sempre misurato. Come ha detto Keita (seduto al suo fianco, ndr), dopo la pioggia viene il sole: spetta a noi farlo risalire». Dal tecnico arriva l’ennesimo appello ai tifosi stanchi di sostenere una squadra che non vince più: «Mi prendo tutta la colpa, ma i giocatori devono essere lasciati tranquilli in campo. Starà a noi mettere la gente dietro di noi facendo la partita giusta».
Rudi è convinto che la Roma vista con la Sampdoria per un’ora possa bastare stasera. «Abbiamo pareggiato delle gare in cui avevamo giocato molto peggio rispetto a lunedì. Per uscire da questo momento è fondamentale affidarsi al gioco e non solo al carattere: la squadra non deve pensare che tutto quello fatto finora sia da buttare. In queste ultime settimane abbiamo utilizzato almeno tre moduli di gioco, ma la differenza è quando la palla entra o no». Ha una parola buona anche per Gervinho e Iturbe, tra i più contestati. «Il primo in Europa ha segnato tanto, è lo stesso giocatore che faceva alzare tutto l’Olimpico in piedi. Iturbe ha dovuto rincorrere di continuo la condizione migliore e uno come lui, se non è al 100%, fatica ad esprimere la sua qualità».
Dall’altra parte Montella progetta il secondo colpo da ex dopo aver eliminato i giallorossi dalla Coppa Italia. Ma non si fida. «La Roma ha grandissimi calciatori, ed è sempre seconda in classifica. Credo molto nel loro orgoglio, purtroppo». Gli amici Totti e De Rossi dovranno dargli ragione stasera.
Il Tempo – A. Austini