Intervenuta a Tg Sport su Rai 2 lo scorso sabato, Rosella Sensi ha parlato della Roma e di Daniele De Rossi. Di seguito le parole dell’ex presidente del club giallorosso.
Che effetto le fa vedere Mourinho sulla panchina della Roma?
Da avversario ci ha fatto soffrire parecchio (ride n.d.r.). Adesso sono molto felice che sia il nostro allenatore, felice delle soddisfazioni che ci sta facendo togliere, non ultima la vittoria della Conference League. Ero presente a Tirana per vedere la partita. Mourinho è un grande allenatore, coinvolge, è un leader in tutto e per tutto. Sicuramente trasmetterà tutto questo anche ai ragazzi nello spogliatoio a prescindere da qualche risultato che può sembrare meno soddisfacente. C’è sostanza ed è lui a trasmetterla.
De Rossi ha esordito sulla panchina della Spal. È sempre stato un leader?
Sì assolutamente. Io ho sempre visto sia Francesco sia Daniele in due ruoli ben diversi. Ho sempre pensato che De Rossi potesse diventare un grandissimo allenatore, per carattere e per determinazione. È sempre stato un leader nello spogliatoio insieme ad altri suoi compagni. Anche quando mi veniva a comunicare qualcosa, arrivava sempre in modo deciso imponeva sempre in maniera molto determinata le proprie volontà. Immagino che farà bene, bisogna dargli tempo non bisogna però puntargli troppo gli occhi addosso. Anche se io affettivamente lo seguo perché sarà un grandissimo allenatore italiano nei prossimi anni.
È vero che nel 2009 rifiutò 70 milioni di euro dal Chelsea per De Rossi?
Si è vero. Alcune persone vicino a me ai tempi, lavorativamente parlando mi diedero della pazza. Ma la Roma in quel momento aveva bisogno di tenere il livello agonistico alto e cedere Daniele non sarebbe solo stato far perdere al club un pezzo importante della squadra ma anche un leader dentro e fuori dal campo. Ero sicura che avrebbe fatto la differenza negli anni successivi. De Rossi quando c’era un problema è sempre intervenuto ed è sempre stato presente. Privare la Roma e i tifosi di un giocatore così importante e non sostituibile, sarebbe stato deleterio per la squadra.
Le grandi famiglie italiane nel mondo del calcio sono sempre meno: è questo uno dei mali delle nostre società?
No, dispiace certo perché la tradizione italiana è fatta certo di questi grandi mecenati che hanno investito tantissimo nel calcio. Ma questo sport sta andando avanti, si deve evolvere e chiunque può portare del bene nel movimento a prescindere che sia italiano o meno. L’importante è che faccia bene. Non è detto che l’investitore straniero sia per forza più capace. Io in questo momento sono molto contenta di essere rappresentata da una famiglia americana come i Friedkin, che sono grandi investitori.
Potrei rispondere tutto. Mi manca mio padre, ma sono felice per averlo vissuto. Il calcio è fatto di tanti aspetti negativi, ma l’umanità e il calore dei tifosi te lo parti dentro per sempre e ringrazi di aver potuto vivere un’esperienza così unica.