Valerio Verre, centrocampista ex Roma e oggi al Palermo, ha rilasciato un’intervista a La Repubblica nella quale ha parlato soprattutto del su passato in giallorosso. Queste le sue parole:

Dov’è iniziata la sua corsa?

“Sotto casa, alla polisportiva Quarto Miglio. Poi sono passato al Real Tuscolano. All’inizio giochi per stare con gli amici, per divertirti. A 10 anni è arrivata la chiamata della Romulea. Mi cercarono loro, mi vollero con tutta la loro forza”

Poi è arrivata la Roma.

“Sì mi chiamarono alla fine del primo anno con la Romulea. Feci un provino con altri 40 ragazzi sotto gli occhi di Bruno Conti. Alla fine non ti dicono nulla, ma capisci se è andata bene. Per me fu un momento importante: era chiaro che non si trattava più di giocare sotto casa con gli amici di sempre”.

L’esordio trai professionisti è arrivato con Luis Enrique. Che ricordo ha?

“Dovevo partire titolare nella gara d’andata contro lo Slovan Bratislava, ma in ritiro mi venne la febbre. Non andai nemmeno in panchina, è un grande rammarico. Poi giocai solo uno spezzone al ritorno. Luis Enrique mi ha fatto esordire e per questo gli sarò sempre grato. Dopo la Roma non ci siamo mai più sentiti, ma lo seguo sempre, tifo sempre per lui”.

Proprio a quella partita di Europa League è legato un audio di un tifoso della Roma che si lamentava del suo esordio con una frase che è diventata un tormentone. Se la ricorda?

“Certo che me la ricordo. “Ventisei euro pe vede’ Verre”. Ricordo ancora il giorno dopo, entro nello spogliatoio e De Rossi mi chiama e mi dice: “Vieni qua, ti devo far sentire una cosa”. Ridemmo allora e ci rido ancora oggi. Anche perché non penso che quel tifoso ce l’avesse con me ma fosse arrabbiato per il modo in cui eravamo usciti dalla coppa”.