Pagine Romaniste (R. Gentili) – Scatta la Ola nell’Olimpico che ha applaudito ed omaggiato i Fedayn. Considerato pronto, Mourinho impacchetta la maglia da titolare per Solbakken. Il battesimo dall’inizio nello stadio voluto e che lo aveva catturato col Bodo, è santificato nel modo in cui si conviene ad un attaccante: con il gol. Di rapidità, di istinto da bomber e che gemma una gara da protagonista.
Per essere sicuro di far parte del racconto del match, prende la penna e firma la rete che basta per imporsi sul Verona e guadagnare la terza piazza della forsennata corsa Champions a 44 punti. Lazio superata (42) e Milan a pari punti ma sotto.
Il gol è affrescato da Spinazzola, esercitatosi in un elegante e ricercato tacco da trequartista. A suggerirlo il vivo Cristante, impostato ormai sulla prima fascia. Vicino non c’era Matic, bensì Bove: partecipe del vantaggio, ha alternato lucidità a momenti più scuri. Coesa la difesa, che nel prossimo impegno di campionato – martedì 28 ore 18:30 contro la Cremonese – dovrà far meno dello squalificato Smalling.
C’è poi da sottolineare la gara consta di dedizione, impegno e lotta di Belotti. Il Gallo, subentrato allo sfortunato Abraham, è sopra la sufficienza. Che trova anche El Shaarawy, instancabile.
LE PAGELLE
Rui Patricio 6 – Tameze lo impegna per una parata in due tempi. Segue tranquillità, cancellata dall’insieme di occasioni della ripresa che spegne.
Mancini 6,5 – Fremente, fatica a tenere il posto andando a dissolvere l’equilibrio difensivo con alzamenti inizialmente fuori programma e tempo. Prende le misure, Gaich e Lazovic vengono bloccati.
Smalling 6,5 – Guardiano, timbra precise operazioni in anticipo. E anche il taccuino dell’arbitro: ammonito, salterà la Cremonese. Alza la saracinesca su Gaich.
Ibanez 7 – Ngonge lo stuzzica con un tacco che gli passa sotto le gambe. Tira su la testa, fuori il petto ed affronta ogni situazione sulla linea difensiva. Torre per Belotti, distrutta dalla parata reattiva di Montipò.
Karsdorp 6,5 – La locomotiva è tornata sui binari romanisti. Rientra, da titolare. Mourinho ha detto che individualmente non si aspettava nulla, ma una squadra che onorasse il club e volesse vincere. Segue le direttive della ritrovata guida: non si ferma mai, contribuisce in entrambe le fasi. (Dal 69’ Celik 6 – Due giorni fa era il compleanno: come regalo c’è il rientro di Karsdorp. Capisce come le gerarchie, probabilmente, siano ripristinate).
Cristante 7 – Senza fermarsi, si divide con sapienza e sostanza: governa dietro e dirige avanti. Di prima, come sa fare, fa scattare il gol.
Bove 6,5 – La manovra si alza quando avanza nella trequarti. Getta i semi del vantaggio affidando la coltivazione a Cristante. Recupera palloni che poi lascia incustoditi.
Spinazzola 7 – Mou rifà le fasce ed attacca di nuovo la Spina. Elettrica. Intraprendente, accelera, sterza per disorientare Depaoli. Ci aggiunge classe e tecnica: tanti colpi di tacco, quello più bello lo regala a Solbakken.
El Shaarawy 6,5 – Comincia in avanti, come gli piace. Invogliato dalla posizione offensiva, sprinta non trova il canale che lo conduce al gol. Ha però cuore e polmoni, la finalizzazione arriverà. (Dall’86’ Wijnaldum sv).
Solbakken 7,5 – Finalmente pronto, debutta da titolare. All’Olimpico. Se già era ammaliato dallo stadio come avversario, si guarda estasiato quando si innalza la celebrazione per la rete. Da attaccante, da chi sente la porta. Trovata con un diagonale rasoterra perfetto. Senza Dybala, si incarica delle pratiche su palla inattiva: può farlo, c’è da lavorare. (Dal 69’ Zalewski 6,5 – Un turno di riposo, fa parte della strategia finale e non si esime dal dovere. E nemmeno quando c’è da andare incontro ad un tiro di Kallon nel finale).
Abraham sv – Che domenica bestiale. Smaltisce l’attacco febbrile e si butta in mischia ma ne esce malconcio. Letteralmente. Prende un fallo al limite dell’area, dal cui angolo arriva il colpo decisivo. Nella mischia rimane ferito all’occhio ed è costretto ad uscire. (Dal 15’ Belotti 6,5 – Aveva annusato la titolarità, la praticamente ottiene con lo sconto di un quarto d’ora. La fisicità è protagonista, così si trova a suo agio. Sgomita per trovare rarità come spazi e profondità. Un pertugio c’è nel finale: sponda di testa di Ibanez, colpisce perfettamente di testa – o di cresta? – ma Montipò è reattivo).
Mourinho 6,5 – Costretto a cambiare, ridisegna l’assetto. Mette le frecce collaudate, cambia per cause di forza maggiore la trequarti. Il Verona – elogiato per il “buon mercato” – alza i ritmi, tenuti ed anzi aumentati dalla Roma. Saggia la coltivazione di Solbakken, scelto quando più era maturo.