Il Messaggero (E.Vanzina) – Diceva Totò: esistono tristezze e tristezze. Certamente una tremenda tristezza è stata quella che noi romanisti abbiamo provato sabato pomeriggio, quando allo stadio Olimpico la Roma di Mourinho è stata strapazzata dall’Inter di Inzaghi. Io ero allo stadio con alcuni amici e dieci minuti prima della fine siamo usciti, muti e stravolti, per cercare di mettere fine a quello strazio in campo dove un gatto si stava divertendo con un topolino.
A a freddo, poi, ho ragionato. Quella mia tristezza non era assoluta, perché durante una tragedia è andata in scena una cosa meravigliosa: i tifosi della Curva non hanno smesso di cantare, saltare, incitare, tenere alto l’onore della loro squadra del cuore. Niente fischi, niente malumore, solo amore smisurato per i colori giallorossi. Chi non è di Roma può domandarsi il perché, ma, sempre parafrasando Totò, esistono tifosi e tifosi, curve e curve, squadre e squadre. Molti conoscono la stessa, da migliaia di anni. Roma è la bellezza, è il diritto, è la Storia. Roma è l’umorismo, Roma è il cinema. E i tifosi della Roma lo sanno. Si perde? Ma che ce frega, tanto poi si vincerà. Cosa conta il breve arco di una squadra debole? La squadretta passa, ma l’alone accecante di una maglia che rappresenta Roma non potrà mai dissolversi.
Chi tifa Roma questo lo sa. Per carità, tutte le tifoserie sono attaccate alle loro maglie, ma anche qui esistono tifoserie e tifoserie. Ci sono quelle che si spengono quando la squadra perde, nello stadio cala un silenzio rassegnato. Altri tifano con uno scopo solo: vincere. Abituati troppo bene, per loro conta solo il risultato. A Roma niente di tutto ciò: si tifa per qualcosa che va oltre il calcio. Noi romanisti tifiamo perché siamo romani, c’è la Roma e basta. Le tristezze passano, ma l’amore per la Roma mai.