La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – «Sappiamo far gol in tutti i modi». Detta così sembra quasi una frase sulla scia dell’entusiasmo, frutto dell’ennesima partita della Roma con marcature multiple. Ed invece quella frase lì di Florenzi nella pancia del Barbera ha più di una ragione. Forse mille. I tanti modi in cui i giallorossi sanno andare a segno. E non è un caso, infatti, che nelle 7 partite di campionato la Roma abbia sempre timbrato il cartellino (replicando anche nelle due gare di Champions), mettendo in cassaforte ben 17 reti. In Serie A non ci è riuscito nessuno, ci si avvicina solo il Napoli dopo il 4-0 rifilato al Milan a S. Siro.
LA POTENZA – Il bello, in tutto ciò, è che la Roma sta volando senza i gol di Edin Dzeko, l’uomo che più di tutto doveva armare l’artiglieria giallorossa. Dzeko fin qui è andato a segno una volta sola, anche se con una rete pesante, che conta, che ha regalato la vittoria contro la Juventus. In quel gol lì c’è tutto quello che può dare Dzeko all’attacco romanista: potenza, precisione, istinto. Quel colpo di testa, con la presa di posizione su Chiellini, ha confermato a Garcia la certezza di avere finalmente una soluzione in più, quella del centravanti classico.
L’ESTETICA – Se Dzeko resta nell’immaginario di tutti l’uomo dei gol giallorossi, Salah è quello che più di tutti può sfruttare le caratteristiche del bosniaco. Girandogli intorno, sfruttando gli spazi che va a creare, andando in verticale o dialogando nello stretto. Così, in questo inizio di stagione il Messi egiziano è già andato a segno tre volte, contro Sassuolo, Sampdoria e Carpi. Tre reti frutto dell’estetica, anche se quella segnata al Sassuolo sembra di un altro pianeta, con quel sinistro al volo da 20 metri pronto ad adagiarsi lentamente dall’altra parte, alla destra di Consigli.
LA PRECISIONE – Poi ci sono i colpi da biliardo, quelli che regala Pjanic sia come assist, sia in fase realizzativa. Lo «scavetto» con cui ha aperto le marcature a Palermo, domenica scorsa, ne è un esempio lampante. Anche se in questo inizio di campionato, tra le tante cose in cui si è distinto il bosniaco ci sono anche i calci di punizione. Oramai sono una sua specialità, si mette lì sulla mattonella e insacca. È successo contro la Juventus e poi anche con il Carpi. Da quando è in Italia ne ha già segnati 9, nello stesso periodo solo Pirlo ha fatto meglio (12).
LA VELOCITÀ – Anche se il modo migliore per la Roma di Garcia è ancora quello di distendersi, andare quando ha campo. E può sfruttare la velocità di chi ha una marcia in più. Non Iturbe, che sta girando a vuoto, di certo di Gervinho, che sembra invece tornato al formato deluxe del primo anno. In 9 giorni ha realizzato 4 reti, sfruttando la verticalità ma anche l’ampiezza, saltando l’uomo uno contro uno sempre perché più veloce. Nei primi passi, ma anche sull’allungo.
LA GENIALITÀ – E poi c’è il coniglio che esce dal cilindro, la genialità di quei colpi che magari non ti aspetti. L’emblema è senza ombra di dubbio la rete di Florenzi al Barcellona, quella palombella da 55 metri che ha sorpreso non solo ter Stegen, ma un po’ tutti. Il «tappabuchi» di lusso ha già segnato tre reti e sembra avere pennellate d’estro e fantasia senza fine. Proprio come le vide del gol giallorosso.