Corriere dello Sport (R.Maida) – A un certo punto Kolarov ha buttato la palla in tribuna, sconsolato, allargando le braccia: un gesto quasi tenero di resa. Il problema è che si giocava da soli 34 minuti e la Roma bis perdeva già 3-0. In balia del Celta Vigo, la tredicesima squadra di Spagna, che di lì a poco avrebbe inciso ancora con un bisturi da serial killer.
AFFOSSATA – Non è questa la squadra che vedremo a Bergamo, visto che nella seconda amichevole spagnola Di Francesco ha cambiato otto giocatori su undici, ma un fastidioso alert nella testa dei dirigenti e dell’allenatore sarà suonato: 1) le alternative, almeno per ora, non sono all’altezza dei migliori. 2) Non si tratta soltanto di prendere Mahrez o chi per lui per aumentare la qualità offensiva. E’ altrettanto importante inserire un organico un difensore centrale, un titolare, perché l’esibizione galiziana ha confermato tutte le perplessità già note. Fazio, per la prima volta capitano, ha ripetuto errori già visti in estate, avviando ad esempio l’azione del primo gol del Celta con un passaggio incomprensibile al miglior giocatore della partita, Iago Aspas, che ha lanciato dritto in porta Guidetti. In ritardo, Fazio ha steso il centravanti in area mandandolo tra l’altro involontariamente all’ospedale (rottura della clavicola per lo svedese). Rigore e gol dello stesso Aspas, 19 reti nella scorsa Liga e guarda caso attaccante mancino che parte da destra: fosse una buona idea per Monchi?
CROLLO – La Roma delle riserve è franata lì, sbranata dal primo pizzicotto. Di Francesco l’aveva sistemata stravolgendo il centrocampo, anche per l’affaticamento a un polpaccio di De Rossi, e l’attacco, provando Defrel come centravanti e schierando altri due mancini: Ünder ha cominciato a destra e Iturbe (già escluso dalla lista per il campionato) a sinistra anche se poi gli esterni hanno invertito le rispettive posizioni. Ma non era proprio aria. Nel semivuoto stadio Balaidos è stata la Roma a danzare sotto i colpi del nuovo Celta di Unzué, allievo di Luis Enrique. Slegata nei reparti, poco aggressiva e ancora meno attenta, mai capace di produrre gioco e figurarsi occasioni da rete, la Roma sembrava uno sparring partner più che un avversario autorevole. Ne ha approfittato il giovane Pione Sisto, classe ‘95 proveniente dall’Uganda ma naturalizzato danese, che si è accanito prima affondando centralmente con un tiro angolato su cui Skorupski, preferito per una volta a Alisson, si è gettato invano e poi a conclusione di un’azione elementare dentro all’area e tocco facile sul secondo palo, in anticipo su un Bruno Peres vecchia maniera.
BANCHETTO – Ventisette minuti: 0-3. Ma siccome gli spagnoli per cultura non si fermano mai, neppure in amichevole, il Celta ha colpito ancora forte con il solito Iago Aspas che si è infilato in area tra i birilli (stavolta colpa di Juan Jesus) e ha appoggiato comodo in porta il passaggio di Wass. Un primo tempo da crisi di panico, insomma, al quale Di Francesco ha posto rimedio con sei sostituzioni durante l’intervallo.
RISPOSTA – Con tanti teorici titolari, ma anche per la riflessione fisiologica del Celta, la Roma della ripresa è stata migliore. Ha frenato l’emorragia, si è assestata e ha costruito qualcosa di produttivo. Dzeko e Strootman (di destro) hanno confezionato il gol dell’1-4. E qualche altro movimento ha funzionato. Meglio di niente ma sempre troppo poco: il risultato stavolta conta, anche se non vale.