Il Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Come in quei giochi di strategia orientali, adesso è tutto chiaro. Pedine disposte sul tavolo, dopo una lunghissima preparazione, e strategie finalmente evidenti: Francesco Totti vuole continuare a giocare un’altra stagione almeno, la Roma non intende rinnovargli il contratto. Non quello da calciatore. Sarà rispettato, se Totti vorrà, quello di sei anni da dirigente e se il capitano andrà a giocare altrove glielo terranno in caldo fino al suo ritorno.
OFFERTE – Se andrà all’estero, beninteso. Precisazione inutile, perché mai e poi mai Totti si schiererà in una squadra italiana che non sia la Roma. Anche se adesso tra lui e la società è muso duro, sono sguardi affilati. I compagni si tengono il più possibile al di fuori di questo lungo addio che non chiude una storia, chiude la storia. Quando si può buttano lì una frase di circostanza, tipo quella che ieri ha pronunciato Maicon a Roma Tv: «Di Francesco non c’è neppure bisogno di parlare. Non si discutono le sue qualità». Parliamone, invece. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, lo fa: «Lui e Pallotta devono chiarirsi. La situazione non è stata ben gestita». Adesso Totti sta decidendo di gestirsela da solo e comincia a valutare le offerte che gli arrivano dall’estero, appunto. Da fuori dell’Europa, ma in realtà non solo. Una, serissima, inattesa e particolarmente eccitante, gliel’ha recapitata Claudio Ranieri quando è passato per Roma, alcune settimane fa. Adesso che sta smontando asse dopo asse la Premier League, il tecnico ha il diritto di farsi venire idee originali. Totti è una di queste. Ranieri ha semplicemente detto a Francesco che al Leicester c’è posto per lui, casomai – e da com’è messa la classifica resta difficile pensare il contrario – la squadra si qualificasse per la Champions League. Chiaro che a Totti sia venuta l’acquolina in bocca al pensiero. Cancellato di colpo ogni ricordo di quel derby da cui Ranieri lo tolse per manifesta emotività. Semmai al giocatore può venire qualche preoccupazione al pensiero di affrontare i ritmi del campionato inglese con annessi allenamenti, ma in fondo è proprio con la convinzione di essere ancora un giocatore nel pieno delle forze che ha scelto di andare avanti. E’ qualcosa su cui riflettere. Altrimenti davanti a Totti si aprono le strade tradizionali dei giocatori in attesa di sipario sulla carriera. Non tanto la Cina, dove da qualche tempo a questa parte la politica è cambiata: tanti soldi e di conseguenza solo prime scelte. Non che Totti non lo sia – Ranieri effettivamente ne è la dimostrazione – e però chiamarlo lì, per esempio all’Heibei di Gervinho, costituirebbe un improvviso voltafaccia che da quelle parti non fa fino. Comunque, è lo stesso Totti a ritenere impraticabile un trasferimento in Cina.
METROPOLI – Ha tre figli, una appena nata, una moglie che di mestiere fa il personaggio televisivo. Se palcoscenici extraeuropei devono essere, non c’è nulla di meglio dell’America. Anche per la velocità ridotta alla quale ancora oggi si disputa il campionato maggiore. I Los Angeles Galaxy hanno una strategia che sembra fatta apposta per Totti: stelle e spettacolo per affascinare una metropoli sterminata, con tanto pubblico latinoamericano. Erano partiti con Beckham, di recente hanno preso Cole. A New York City discorso analogo. Lì c’è un club che dà spazio ad Andrea Pirlo, al quale basta un paio di tocchi per incantare. Mentre i Red Bulls hanno una visione diversa e lanciano i giovani. Queste sono le due mete di cui Totti sfoglia i depliant. A Orlando la proprietà è brasiliana e subisce il fascino di Francesco. A Toronto, in Canada, giocano Sebastian Giovinco, che guadagna oltre 7 milioni di dollari, e Michael Bradley, ex romanista che chiede solo di giocare di nuovo con Francesco e con De Rossi. Ma siamo solo alle prime telefonate. Totti è ancora un’eccellenza italiana nel mondo.