Roma, tornano i tiri da lontano

Corriere dello Sport (R.Maida) – In molti hanno visto una trasmutazione: non era Dzeko, era Higuain. In quel gol segnato con rabbia – la rabbia della difesa del pallone, la rabbia nell’aggredire lo spazio, la rabbia del tirare in porta c’era il momento magico di un attaccante che segna ininterrottamente da 8 partite (11 gol in tutto) e che oltre a segnare si è impossessato del ruolo di trascinatore della squadra. Dzeko in gol da fuori area, rendiamoci conto. Una rarità storica, per lui, che in questo campionato a dire la verità aveva già sorpreso dalla distanza il povero Cordaz del Crotone con un pallonetto. E un fatto piuttosto anomalo anche per la Roma di Spalletti, che contro il Torino domenica ha migliorato di molto il posizionamento nella classifica di specialità. Anche grazie a Paredes, capace di sfilettare con destrezza e potenza un pallone per nulla facile e mandarlo alle spalle di Hart.

LO SPECIALISTA – Da fuori area due gol tutti insieme non erano mai venuti. In questo caso poi sono… quasi tre perché il 4-1 di Nainggolan è stato scagliato praticamente sulla linea di confine. Ed è proprio Nainggolan il principale utilizzatore del tiro da lontano, provvidenziale nel derby con la Lazio e addirittura decisivo nella vittoria della settimana successiva contro il Milan. In un sistema di gioco che prevede comunque l’avvicinamento alla linea di porta avversaria come strategia prioritaria, il tiro fuori contesto (presente Emerson a Villarreal?) può sciogliere le partite più annodate.

RIPARTENZA – Evidentemente, con il passare delle settimane, i giocatori della Roma hanno rivalutato un’opzione importante: da agosto a novembre, avevano segnato soltanto 2 gol da fuori area; da dicembre in poi, ne hanno prodotti 5 per un totale di 7 (come il Cagliari). Siamo ancora lontani dai numeri dello scorso anno, quando la squadra chiuse il campionato con 18 reti da fuori area, meglio di tutte le altre di Serie A. In quel caso la percentuale era del 17 per cento (18 gol su 83) mentre adesso siamo sotto al 13 (7 gol su 54). Ma Spalletti continuerà ad aspettarsi un miglioramento, dopo aver già invocato una maggiore attenzione nello sfruttamento dei calci piazzati. «Perché i tiratori bravi da lontano li abbiamo» sottolinea l’allenatore, a cui mancano nel conto le punizioni di Pjanic che sollevavano le medie e portavano punti. Soltanto El Shaarawy, con la gemma contro il Chievo prima di Natale, ha saputo imitare il cecchino passato alla Juve, non considerando il cross di Paredes contro il Palermo che è diventato gol solo per l’imperizia del portiere Posavec.

IL RITORNO – Certo, con il ritorno di Salah aumenteranno anche la ricerca della profondità e quindi del gol da distanza ravvicinata. Salah ha segnato fin qui soltanto da dentro l’area, 9 volte su 9, perché la sua qualità più immarcabile è proprio lo scatto a campo aperto al di là dell’ultimo difensore: una volta vicino al portiere, non si torna indietro a meno che non si voglia complicare il progetto realizzativo. E quando Salah ha provato la soluzione da più lontano, come contro il Torino, è stato molto sfortunato perché ha battuto Hart ma non il palo.

CONFRONTO – Non è decisivo per lo scudetto segnare da fuori area, tanto è vero che la più brava in questa classifica è la Fiorentina, al momento ottava forza della Serie A, con 13 gol. Ma il supporto tecnico della diversificazione delle soluzioni si avverte: sia la Juventus che il Napoli, le squadre di riferimento per un posto in Champions League, sono più avanti della Roma. E il Pescara ultimo in campionato è addirittura a zero gol nel conto da fuori area: con l’arrivo di Zeman, profeta dei tagli sotto porta, difficilmente recupererà terreno.

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