La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Due partite vere, un’esibizione da 80’: la Roma torna dalla tournée dall’altra parte del mondo con pochi dubbi e tante certezze. Positive, come la forma di De Sanctis e Pjanic, il recupero (soprattutto mentale) di Castan, e l’integrazione nel gruppo di Iago Falque, ma anche negative: Iturbe continua a dare il 110% in campo ma è ancora lontano parente di quel calciatore che a Verona faceva numeri a ripetizione e Doumbia e Cole, a Roma e ad alti livelli, non sono più presentabili, ricchi stipendi compresi.
MORGAN E PJANIC OK – Sicuramente, considerando che stamattina sbarca Szczesny, la Roma torna da Australia e Indonesia con la voglia di De Sanctis di vendere carissima la pelle: nonostante Garcia lo abbia tirato in ballo in occasione del secondo gol del City, le prestazioni del portiere sono state sempre all’altezza. Il rigore parato a Vazquez del Real e gli interventi importanti durante l’amichevole in famiglia sono le cartoline del suo mese di luglio, successivo a quello di giugno passato (in gran parte) a Trigoria a lavorare.
Con lui Strootman e Castan, apparso in ritardo fisicamente (inevitabile dopo un anno di inattività) ma pronto mentalmente e reattivo come in passato. Un’ottima notizia per Garcia, così come rappresentano ottime notizie l’inserimento di Iago Falque (male quando viene provato a centrocampo, ma ottimo come esterno, soprattutto quando tira) e la ritrovata forma di Pjanic. Lo splendido gol col City, le tante giocate a favore dei compagni, le parole da leader dello spogliatoio alla quinta stagione di Roma sono una cartina di tornasole per il tecnico, che sul bosniaco ha sempre scommesso.
Maicon fa 34 – Detto che ieri Maicon ha compiuto 34 anni, un altro su cui, ancora, scommette Garcia (e più di lui Sabatini) è Iturbe: l’argentino ha voglia di spaccare il mondo e si vede, ma è ancora anarchico e il desiderio di strafare lo porta spesso a sbagliare soluzione. Delle sue prestazioni non si registrano spunti particolari, si registrano invece gli errori di Doumbia e Cole: se l’inglese aveva dato sprazzi di vita (calcistica, s’intende) contro il Real, l’errore col City (incauto retropassaggio) ha dimostrato ancora una volta che il terzino sinistro rappresenta per la Roma una necessità. Stesso discorso per la punta centrale: Destro non ha fatto grandi cose ma almeno ha segnato su rigore e ha evitato di far fare alla Roma e a se stesso una figuraccia in mondovisione con un errore grossolano come quello di Doumbia. Il rientro a Roma in anticipo, visti i problemi burocratici in Indonesia, è stata forse la cosa migliore della sua tournée.