Corriere dello Sport (E.Intorcia) – Sulla carta potrebbe essere l’unico derby stagionale, e la Roma baby ha deciso di esagerare: cinque gol, una prestazione sontuosa, una gara mai in bilico. Così i giallorossi di De Rossi se ne vanno in semifinale di Coppa Italia, dove troveranno l’Inter. Non ci sarà rivincita, a meno che la Lazio non incroci la Roma nelle finali scudetto: nel caso, Bonatti avrebbe tutto il tempo per lavorare sugli errori commessi dai suoi e magari recuperare anche qualcuno degli infortunati. Il senso del pomeriggio al Tre Fontane (bella giornata di sole, almeno mille tifosi nell’unica tribuna aperta, mica male per essere un mercoledì) sta tutto in due primi piani: il sorriso di Soleri, che mostra orgoglioso la manita a fine partita, e il volto impietrito di Rossi dopo l’espulsione, rimediata prima che finisse il primo tempo, quando la Lazio era già sotto di quattro gol, per un’entrataccia su Marchizza assolutamente ingiustificabile. Erano i due protagonisti più attesi, il duello l’ha vinto chiaramente il romanista: tre gol e un assist ancora più bello della tripletta.
LE STRATEGIE – De Rossi se l’è giocata al meglio delle possibilità e la Roma s’è esaltata nella fluidità della sua manovra e nella qualità del suo tridente offensivo: 4-3-3 con Keba largo a sinistra e generosissimo in un lavoro di copertura che non l’ha mai privato della lucidità negli ultimi venti metri. Dall’altra parte Bonatti ha disegnato un 4-4- 2 con una coppia di difensori centrali d’emergenza, chiedendo a Bezziccheri, esterno alto a sinistra, di abbassarsi sistematicamente: l’idea era di difendersi a cinque, di andare all’uno contro uno contro il tridente Tumminello-Soleri-Keba, ma il meccanismo si è inceppato subito. La linea difensiva biancoceleste ha sofferto sistematicamente i tagli di Soleri e si è lasciata prendere in velocità per vie centrali cercando con troppa insistenza l’anticipo.
MONOLOGO – Poi accade che la Lazio ci metta anche del suo: dopo essersi salvata in avvio (Adamonis vola sul gran tiro di Soleri), si consegna con un pasticcio nato sull’asse Folorunsho-Miceli, un appoggio sbagliato e imbucata centrale di Tumminello per Soleri che non sbaglia (12’) e che si disobbliga poco prima della mezz’ora con un assist di tacco che non va sprecato. Prima del 2-0, Spizzichino aveva chiamato Crisanto alla deviazione in angolo con una bella bordata da fuori: resta la migliore occasione della Lazio dell’intera partita, e qualcosa vorrà pur dire. Ma da quel momento non c’è più storia: Spinozzi manda dritto in porta Frattesi (grave errore di Bari), poi Soleri chiude dall’area piccola un’azione da manuale, iniziata da Keba, proseguita con l’apertura di Tumminello per Pellegrini, autore dell’assist.
NERVI TESI – La reazione della Lazio non c’è, o meglio: c’è ma è scomposta e i nervi saltano. Con Rossi fuori, Bonatti deve giocarsi tutto il secondo tempo con l’uomo in meno e con un solo attaccante, Rezzi, che esce pure per infortunio al ginocchio proprio quando era entrato anche baby Muzzi per provare ad avere un riferimento più fresco in avanti. Un solo tiro nella ripresa (ci prova Bari, palla fuori) mentre la Roma non rallenta, trova il quinto gol ancora con Soleri (ottimo lavoro di Frattesi sulla destra) e cerca pure il sesto. De Rossi gongola, Bonatti deve pure fare una stima dei danni: perde Rezzi per infortunio, si ritroverà senza il bomber Rossi e pure con l’assenza a centrocampo di Bari, che a fine gara, mentre i giallorossi festeggiavano con i tifosi, si becca un po’ con gli avversari e un po’ con i tifosi: per lui rosso diretto.