Corriere dello Sport (R. Maida) – È un pareggio, è una frenata, ma la Roma non può rimuginare su un’occasione sprecata o su due punti persi. Lo 0-0 di Pasquetta, assolutamente casuale nella sua dinamica, lascia molti più rimpianti al Lecce, meraviglioso quanto impreciso.
De Rossi deve interrogarsi invece su una squadra soffice, friabile di fronte al vento salentino, slegata tra i reparti, che per la terza volta consecutiva in Serie A gioca una partita al di sotto delle sue possibilità. La serie positiva continua e si allunga a sei giornate – non è poco, ma il -5 dal Bologna e il potenziale sorpasso dell’Atalanta in classifica sono lo specchio di un problema: non puoi vincerle tutte, come l’allenatore aveva chiesto attraverso uno slogan motivazionale alla vigilia, però per andare in Champions o andare avanti in Europa League non puoi con cedere così tanto agli avversari.
È stato bravissimo Gotti, alzando con compattezza il baricentro senza palla, ha sottratto fluidità di gioco in uscita (Paredes) e ha isolato completamente Lukaku.
Senza Pellegrini squalificato e con Dybala in panchina per 83 minuti, ma anche senza Spinazzola e per buona parte El Shaarawy De Rossi ha perso imprevedibilità e qualità. Anche la Roma per la verità ha avuto una grande occasione, generata dai due nuovi entrati El Shaarawy ed Aouar. Ma l’algerino ha tirato addosso a Falcone da ottima posizione, vanificando l’unica bella azione collettiva della giornata, ideata da Cristante.
In precedenza Zalewski aveva chiesto un rigore, sul quale De Rossi ha protestato molto. Sono stati comunque episodi estemporanei dentro un contesto sofferto, ruvido, nel quale il Lecce è sempre rimasto li a ruggire.