Il Messaggero (S. Carina) – È diventata ormai una partita a scacchi. Bluff, contro bluff, rilanci, strategie mediatiche ma alla fine su Soulé lo stallo è servito. Da un lato c’è la Roma che dopo aver avuto il sì del ragazzo (con il quale ha un’intesa per uno stipendio pluriennale di 2 milioni a salire), si è mossa con la Juventus: offerta di 25 milioni. Dall’altro c’è il club bianconero che sta provando ad alzare la quotazione dell’attaccante, spingendolo verso il Leicester. Il motivo è duplice: il club inglese, nell’ottica del dt Giuntoli, può offrire alla fine di più e se Matias accettasse di giocare in Premier, ci sarebbe poi la possibilità, magari più in là, di cedere anche Chiesa, guarda caso proprio alla Roma.

La Roma, però, ad oggi è ferma. Questo non vuol dire che i 25 milioni proposti nei giorni scorsi non possano lievitare la prossima settimana a 28 oppure aggiungere all’offerta una percentuale del 15% sulla rivendita che per un ragazzo di 21 anni, del talento di Matias, è un investimento con pochi rischi. Finché però non ci sarà un rilancio ufficiale del club inglese (in Inghilterra sono certi che le Foxes non si siano mai mosse dai 20 milioni più 5 di bonus) e soprattutto il ragazzino di Mar del Plata continuerà a mantenere la sua parola (sì alla Roma, no al Leicester), a Trigoria sono disposti ad aspettare. Rischioso, certamente. Perché Soulé non rientra nei piani di Motta non perché non sia un calciatore di valore ma perché nei desideri dell’allenatore Koopmeiners è più funzionale dell’argentino. Pericoloso, quindi. Ma rimane un rischio calcolato. Perché se Soulé mantiene la parola, la Roma è convinta di poter dettare le condizioni. O quantomeno, se non proprio dettarle, non doversi piegare ai 35 milioni richiesti dalla Juventus.

Chi non ha bisogno di ulteriore pubblicità è David. Da inizio mercato è lui il sogno di Ghisolfi. Ad oggi, però, la Roma deve soltanto aspettare. I motivi sono molteplici: 1) Il ragazzo vorrebbe giocare in Premier 2) Ha il contratto in scadenza nel 2025 e può quindi permettersi di scegliere la destinazione 3) Chiede tanto d’ingaggio e soprattutto c’è un nodo commissioni che i Friedkin mal digeriscono. Una situazione che – cartellino a parte – somiglia molto a quella di Lukaku dello scorso anno. Della serie: se David ad agosto sarà ancora a Lille, ci sarà margine di manovra. Sempre che la Roma non chiuda prima per qualcun altro.