Il Romanista – Non mollate ora

 

Per riuscire le rivoluzioni hanno bisogno di verità. Ed è per questo che i tifosi della Roma stavolta hanno fischiato e non applaudito. Hanno fischiato un pareggio quando dieci giorni prima avevano applaudito una sconfitta. Se volete è un altro segnale di maturità: qui nessuno ha mai creduto alle favolette del mulino bianco, semplicemente perché nessuno alla Roma sta vendendo favolette da mulino bianco. Tutto il contrario. Per riuscire le rivoluzioni hanno bisogno di non fare rima con le illusioni, per questo le parole di Luis Enrique a fine partita fanno bene e sono quasi un’eco di quei fischi: «Non abbiamo fatto bene con la circolazione della palla, non siamo riusciti a far arrivare bene il pallone dentro l’area. Dobbiamo migliorare il nostro impegno abbiamo avuto un po’ di paura. Le conclusioni non sono positive. Io sono il massimo responsabile di quello che succede in campo». Poi ha aggiunto una cosa: «De Rossi e Totti sono un esempio su come bisogna affrontare adesso la situazione».
De Rossi e Totti sono la Roma. E di conseguenza giocano: senza paura, fino all’ultimo, non smettendo di crederci. Neanche ora. Soprattutto adesso. Se De Rossi a Milano era stato il mare, ieri – in una partitaccia del genere, in una serataccia simile – Francesco Totti è stato quasi commovente: nel gioco dei ruoli di questa Roma in laboratorio, ieri lui ha fatto anche il terzino e un rilancio dentro l’area da centrale, non ha mai smesso di correre per gli altri, di cercare di farli segnare. Lui che nell’haka romanista prima della partita sta al centro e grida Daje e lo fa fino all’ultimo fallo laterale. Non è un caso che De Rossi e Totti vengano dalla Sud. Probabilmente avrebbero fischiato anche loro. Di questo hanno bisogno le rivoluzioni. Perché anche questo è amore.
Il Romanista – Tonino Cagnucci

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