La Repubblica (P. Torri) – Il momento (prolungato) che sta vivendo la Roma è grave ma anche maledettamente serio. Conseguenza di una proprietà e dirigenza che non sanno cosa sia il calcio, di una serie di errori da mettersi le mani nei capelli, di un gruppo di giocatori che sommati fanno una squadra senza anima, idee, prospettive, di un allenatore che continua a spargere un ottimismo senza senso. La sensazione è quella di una stagione già buttata al cesso, altro che vincere trofei come i Friedkin (dove stanno?) ci hanno spiegato con il delirante comunicato in cui provarono a spiegarci il perché dell’esonero di Daniele De Rossi, cacciato dopo avergli fatto firmare appena tre mesi prima un triennale da oltre due milioni e mezzo netti a stagione.
La situazione è grave e seria. Con una società assente e vuota di competenze, conoscenze, intelligenze. Con un allenatore, ultimo regalo del disastro Souloukou, che non ha ancora capito dove è capitato. Una squadra che non è tale, con carenze strutturali enormi, senza un’anima collettiva e individuale. E, aspetto ancora più grave, con una tifoseria che da settimane alza la voce per far capire che la Roma è una cosa seria, altro che vanity asset. Una tifoseria che continuerà a stare al fianco della Roma, ma che ha rotto, crediamo, con una società che non la rappresenta. Al punto che parecchi ora pensano: vuoi vedere che era meglio Pallotta?