La Repubblica (M. Juric e S. Scotti) – C’è ancora distanza tra la Roma e un futuro sereno: è la stessa che separa l’Italia da Londra. C’è da prendere decisioni, fare scelte: è il momento di esserci. Ma Friedkin padre e figlio non ci sono, essere presenti quando serve resta ancora la cosa più difficile. Non sono venuti a Roma, sono in Inghilterra: è lì che si sentono a casa, è quello il loro posto in Europa.
Non importa se hanno un club in Italia che naviga nella mediocrità con classifica disastrosa, senza allenatore per la terza volta in due mesi, con dirigenti che non vengono ascoltati o messi nelle condizioni di lavorare e che stanno cercando di convincere la famiglia Friedkin a scegliere un tecnico italiano, troppo tempo servirebbe a uno straniero per capire dove sia finito.

Restano sullo sfondo Mancini, che verrebbe di corsa, è in attesa, ma non riceve chiamate e Rudi Garcia, che è accompagnato dallo scetticismo dei tifosi e una statistica imbarazzante: con le ultime tre squadre europee Marsiglia, Lione e Napoli ha vinto meno di metà delle partite giocate, per non parlare del fallimento in Arabia. Mancini ha lo stesso procuratore di De Rossi e anche di Sarri: un procuratore che i Friedkin hanno sentito. Ma non hanno fretta, non vogliono prendere altre decisioni su cui fare marcia indietro come con Juric, e infatti il comunicato dell’esonero è arrivato subito dopo la sconfitta col Bologna, ma il nome del successore non c’era, non era pronto, e c’è da attendere ancora.