Il Tempo (L. Pes) – Houston, abbiamo un problema: si chiama Roma. Un nome importante dalla storia pesante, non ricca di trofei ma di passione e attaccamento. Valori che sembrano ormai sempre più lontani dalla squadra giallorossa che continua a navigare nel buio più totale senza una direzione precisa.

Persino Ranieri, l’unico al quale davvero interessano le sorti della Roma, sta cominciando a dare segni di impazienza. Dalle prime critiche per gli errori commessi a Bologna fino alla serata amara di Alkmaar dove anche il saggio tecnico di San Saba ha alzato le mani: “Siamo fatti così“.

Tolta l’arrabbiatura di Ranieri per tutti sembra andare bene così. Che si vinca o che si perda, con qualche sorriso in più o qualche foto sui social, importa poco. Nessun dolore né moto d’orgoglio per provare a risollevare la stagione. A Trigoria si vivacchia tra chi sa già che a fine stagione andrà via, chi tergiversa sulla scelta per il futuro e chi spera di elemosinare un altro contratto, perché tanto in fin dei conti a Roma si sta bene.

Qualcuno eccetto l’allenatore fa pesare il rendimento mediocre? Certo che no. In attesa della nomina di Antonello a Trigoria manca completamente un assetto dirigenziale che abbia competenze o valori tali da poter richiamare all’ordine la squadra.