La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – A questo punto occorre farsene una ragione. Nonostante la professionalità con cui cura il suo corpo e la scientificità nella prevenzione che la Roma gli mette a disposizione, Paulo Dybala sembra essere come uno di quei manoscritti antichi che sono praticamente impossibili da consultare perché l’utilizzo porterebbe alla loro consunzione. I buoni segnali che avevano accompagnato la sua uscita dal campo domenica contro la Fiorentina, infatti, sono stati un fuoco fatuo. La risonanza a cui l’attaccante argentino è stato sottoposto ieri presso la clinica Villa Stuart, infatti, hanno rivelato la presenza di una lesione al flessore della coscia sinistra, che lo terranno fuori ben tre settimane. Salterà di sicuro gli impegni contro lo Sheriff Tiraspol in Europa League e, soprattutto, quelli contro Bologna e Napoli. Mentre restano appesa a un filo speranze di vederlo in campo il 30 dicembre nella “sua” partita: a Torino contro la Juventus.

Ha davvero ragione José Mourinho quando dice che “c’è una Roma con Dybala e una sen- za”. Il problema è che le assenze per infortunio sono state innumerevoli. Basti pensare che in meno di una stagione e mezzo considerando le prossime l’argentino avrà saltato probabilmente 25 partite su 84. Morale: quasi un terzo dei match la Joya li ha visti dalla tribuna, senza contare che, anche nelle gare giocate, spesso il suo impiego è stato inferiore ai due terzi dei minuti disponibili, ovvero 3.943 minuti su 6.750.
Quanto basta, comunque, per far innamorare il popolo giallorosso, grazie ai suoi 22 gol e 14 assist.
Attacco in crisi. Per questo l’obiettivo del club e del giocatore, adesso, è quello di tentare il miracoloso recupero per la sfida contro la Juventus. D’altronde, campioni come lui possono cambiare la Roma, che ha faticosamente raggiunto la zona Champions proprio grazie alle sue prodezze. La media punti stagionale con la Joya, infatti, è di 1,78 punti a match, mentre quella senza scende a 1,66. Quanto basta per soffrire di nostalgia.