La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese – C.Zucchelli) – Non sono certo come i tre pilastri che nel 1992 portarono alla formazione dell’Unione Europea, ci mancherebbe altro. Ma per la Roma sono comunque tre passaggi chiave: l’allenatore, il ruolo di Totti ed il nuovo team manager. Tre macroaree sensibili per il futuro giallorosso, tre decisioni che la dirigenza romanista dovrà prendere a breve. Possibilmente entro questa settimana, anche per dare un segnale importante a tutto l’ambiente, interno ed esterno.
L’ALLENATORE – Da questo pomeriggio tutto il management giallorosso sarà di nuovo a Trigoria, dopo la full immersion bostoniana. Il primo nodo da sciogliere è ovviamente quello della guida tecnica, con Eusebio Di Francesco che resta ancora in pole position. C’è lo scoglio della clausola da tre milioni di euro, però, con Di Francesco che può anche andare incontro al Sassuolo rinunciando a qualche bonus maturato, ma non può certo tirare fuori quei tre milioni lì. Tocca alla Roma, in caso. E da Sassuolo fanno sapere che deve succedere anche presto, al massimo entro il weekend. Pallotta, però, due giorni fa ha ufficializzato come Di Francesco non sia l’unico tecnico su cui si sta ragionando. Il che, però, vuol dire sostanzialmente che la Roma non è certa al 100% della scelta. Altrimenti non starebbe valutando anche un altro profilo (tra Emery e Tuchel?) e, soprattutto, avrebbe già risolto anche la questione della clausola stessa, dando maggior forza alla figura dello stesso Di Francesco. Che, in settimana, si rivedrà con il Sassuolo, ma solo dopo che il club emiliano si sarà visto con la Roma stessa.
IL RUOLO DI TOTTI – Ieri è tornato a Roma anche Francesco Totti, dopo una settimana passata tra Milano, Montecarlo e Saint Tropez per staccare la spina e iniziare anche a riflettere. In questi giorni si vedrà anche lui con la dirigenza giallorossa per capire cosa ne sarà davvero del suo domani. Di certo, non gli hanno fatto piacere le ultime parole di James Pallotta, in cui il presidente della Roma lo invita a fare «l’ambasciatore dei brand romanisti e fare un sacco di soldi per se stesso con sponsor e pubblicità varie in tutto il mondo», sfruttando così al massimo la sua immagine. Totti – che ancora non ha deciso davvero se continuare o fermarsi – si aspetta invece tutt’altro, un ruolo operativo: direttore tecnico o vice di Monchi, male che va (si fa per dire) vicepresidente. L’impressione, però, è che i rapporti con questa dirigenza continuino ad essere faticosi e che solo l’arrivo di un amico come Di Francesco potrebbe dargli la spinta decisiva ad accettare un ruolo da dirigente. Anche se ieri Giovanni Malagò, suo grande amico, ha detto: «Credo che se Francesco avesse una mezza idea di andare avanti, quello che è successo dopo Roma-Genoa gli ha fatto mettere tutto dentro al cassetto. Una cosa talmente emozionante che è andata oltre il calcio».
IL TEAM MANAGER – E poi c’è l’altro architrave, quello del team manager. Un ruolo a volte sottovalutato, ma che in realtà ha un’importanza fondamentale, in quanto fa da filtro tra la squadra e il club. Potrebbe essere Morgan De Sanctis, uno che a Trigoria ha buoni rapporti con tutti, sempre che poi il Monaco non decida di offrirgli un altro anno di contratto. anche qui, però, prima si arriva alla scelta, meglio è.