Il Corriere dello Sport (R. Maida) – A un certo punto, a Genova, deve essersi chiesto come mai non gli arrivasse nemmeno un pallone in area. E allora, un po’ per noia e un po’ per generosità, Edin Dzeko è andato a richiamare l’attenzione ovunque. Ehi sono qui. Sulla trequarti, persino sulla fascia, costruendo i cross invece di accoglierli, disegnando progetti invece di trapanare i muri. E’ uno dei problemi della Roma delle prime partite stagionali: il grande centravanti, il grande acquisto, non è ancora stato messo in condizione di nuocere. Ha segnato solo un gol, contro la Juventus, prendendoselo con l’arroganza dei muscoli. Per il resto all’efficacia offensiva della squadra ha aggiunto poco.
BLOCCO – Qualcuno tra i tifosi del web già mugugna: forse Dzeko non era forte e decisivo come lo ricordavamo? In fondo dalla media-gol di uno ogni 123 minuti della Premier League 2013/14 era passato a uno ogni 230’ l’anno scorso. Quindi potrebbe non stupire che, in una fase di adattamento al calcio italiano, si trovi a quota uno nei primi 343 minuti. Ma la sensazione, la netta sensazione, è che sia la Roma a non essersi ancora affidata completamente a lui. A non aver capito di dover cambiare, per lui e con lui. C’è una disorganizzazione latente, si avverte una fretta eccessiva, si notano errori banali nella gestione del palleggio: inutile buttare in area 57 cross, come è successo contro la Sampdoria, se per la maggior parte arrivano dalla trequarti, zona di provenienza su cui il difensore avversario può attivare facilmente la contraerea; inutili anche 18 calci d’angolo, se non viene applicato neanche uno schema che possa sorprendere le difese.
SALVATELO – La Roma non va quasi mai sul fondo, perché non riesce a trovare gli spazi sulle fasce, e tantomeno picchia forte centralmente, muovendo il pallone a ritmi blandi. Ha un canovaccio prevedibile, di questi tempi, non diversamente dalla seconda parte dello scorsa stagione. E così non è sufficientemente pericolosa, Dzeko o non Dzeko, contro le squadre che si chiudono aspettando l’occasione buona. Per valorizzare Dzeko bisogna fornirgli palloni giocabili dentro all’area di rigore, dove è devastante. Perché i palloni siano buoni, Dzeko deve avere tempo e spazio per convertirli in valuta pregiata. E perché questo avvenga, i compagni devono muovere le difese avversarie per liberarlo al tiro.