REPUBBLICA.IT (M. PINCI) – L’ultima operazione ha garantito un contratto da 5 milioni di dollari, il secondo più ricco di sempre per un calciatore statunitense, al “soldato” Bradley. E consentito alla Roma di incassare circa 7,4 milioni di euro dalla cessione di un giocatore tutt’altro che titolare nell’undici di Rudi Garcia. Ascrivendo a bilancio una plusvalenza netta significativa. Nel mondo del calcio sempre più soffocato da conti in rosso e ricavi non certo all’altezza delle grandi d’Europa, la Roma ha imboccato una strada non certo innovativa. ma che, dopo due anni di doloroso rodaggio, le sta consentendo di coniugare risultati sportivi e un mercato addirittura in attivo. Grazie al lavoro del direttore sportivo Walter Sabatini.
IL “TESORO” SABATINI: 50 MLN DI PLUSVALENZE IN 3 ANNI –Cinquanta milioni di plusvalenze in tre anni. A tanto ammonta il tesoro prodotto dalle operazioni di “trading” dei calciatori, acquistati e poi rivenduti a titolo definitivo dalla Roma. E di cui l’operazione Bradley, prelevato nell’estate 2012 per 3,7 milioni e rivenduto a 7,4 raddoppiando l’investimento fatto un anno e mezzo prima, è specchio fedele. Pallotta, uno abituato a far crescere i soldi, si è innamorato del suo dirigente che fa altrettanto con i calciatori, un prestigiatore che gli sta consentendo di rinforzare la Roma generando ricavi: da Marquinhos e Lamela, autentici capolavori di valorizzazione dell’investimento, fino a Borini e Bradley, passando, anche, per Bojan e Tachtsidis, flop da cui comunque la Roma ha guadagnato qualcosa. E anche quando l’investimento non è fruttato (Stekelenburg, Osvaldo) il ds ha contenuto le perdite, coprendo in pieno l’ammortamento. Oggi la Roma è seconda, ha chiuso il mercato estivo con un utile di 22,6 milioni di euro, portando oggi, con l’addio del mediano americano e l’arrivo di Nainggolan in prestito per 3 milioni, il saldo attivo a 27 milioni. E le operazioni relative esclusivamente a giocatori acquistati e rivenduti a titolo definitivo, certificano plusvalenze per complessivi 48,4 milioni.
Aveva iniziato presto, Sabatini, ma accorgersene, quando i risultati sportivi non assistevano il suo operato, era meno semplice: Borini, costato complessivamente 8,8 milioni, veniva rivenduto poche ore dopo il suo riscatto dal Parma per 13 milioni al Liverpool. La carriera sin qui sfortunata dell’attaccante certifica la bontà dell’affare. E restituire anzitempo Bojan al Barça aveva portato un altro milioncino in cassa. Stekelenburg è costato una perdita di 2,8 milioni tra i 7,3 milioni spesi e i 5,6 incassati, differenza però ampiamente ammortizzata nel suo non certo esaltante biennio romano. Tradotto: il bilancio non ha registrato alcuna minusvalenza. Così come per Osvaldo, rivenduto a un milione scarso in meno rispetto ai 16 sborsati per prelevarlo. Il capolavoro di Sabatini è però senza ombra di dubbio l’affare Marquinhos, venduto a 31,4 milioni un anno dopo averne spesi 5,7 per acquistarlo. E anche Lamela ha fatto sorridere Trigoria: tante critiche per la spesa di 17 milioni (al netto delle tasse) nel 2011 per averlo dal al River Plate, convertite però in applausi la scorsa estate, quando il Tottenham l’ha acquistato per 30. E il fatto che entrambi vedano sempre meno il campo è un’ulteriore medaglia al merito di un ds che vale un tesoro.